Chiara Braga, responsabile Ambiente del Pd (LaPresse)

Editoriali

Brutto ambiente in Commissione

Redazione

Contiani, Pd e Leu indeboliscono il Pnrr con un emendamento pericoloso

Più che il merito, è il modo che offende. Perché di fatto alla prima occasione utile l’asse rossogiallo s’è ricomposto intorno al solito imperativo: rallentare quel che si dovrebbe fare in fretta. E così ieri, durante l’esame del decreto “Semplificazioni”, in commissione Ambiente c’è stato un  blitz che ha mandato sotto il governo. È accaduto su un emendamento secondo cui, “laddove lo richieda almeno una delle Commissioni parlamentari competenti a maggioranza dei 2/3”, i progetti inseriti nel Pnrr possono essere modificati. L’imboscata è stata coordinata dall’asse contiano del M5s e dal gruppo del Pd riunito intorno a Chiara Braga, responsabile Ambiente del partito e fedelissima di quel Dario Franceschini che già durante la stesura del decreto si schierò contro la semplificazione burocratica. Il tutto è avvenuto nonostante il governo, attraverso il ministro grillino Federico D’Incà, avesse espresso parere contrario, per poi doversi ritrovare a bisticciare coi suoi stesso deputati del M5s.

 

“È un puro strumento di garanzia”, si difendono dal Pd, spiegando come la maggioranza qualificata prevista impedirà qualsiasi forma di ostruzionismo. Ma i tecnici del Mite di Cingolani sanno bene che con questo metodo il Parlamento potrà interferire sulle autorizzazioni ai progetti che richiedono la via accelerata, ovvero certificazioni ambientali agevolate: e questo, visto con gli occhi di chi deve rispettare le scadenze europee fissate dal Recovery, può essere un bel guaio. Anche perché troppo spesso le commissioni Ambiente di Camera e Senato sono l’esaltazione dell’immobilismo e della sindrome Nimby, tanto più in una situazione, come quella attuale, in cui proprio l’ecologismo diventa, insieme alla giustizia, l’epicentro del malessere grillino su cui Giuseppe Conte potrebbe far leva per alimentare la sua escalation contro il governo. Non a caso ieri, per evitare altre convulsioni, si è deciso di accantonare una ventina di emendamenti su cui il M5s si dice pronto a votare contro. Per complicare, appunto, un decreto che si chiama “Semplificazioni”.

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