L'europarlamentare della Lega Paolo Borchia

L'Ue attacca Orbán. Ma i leghisti lo difendono: "Democrazia a rischio a Bruxelles, non a Budapest"

Redazione

Mentre la presidente Von der Leyen definiva "vergognosa" la legge ungherese anti lgbt, gli europarlamentari del Carroccio prendevano le parti del leader di Fidesz. "Dall'Unione europea ricatti e minacce"

In fondo l'euroscetticismo strisciante di certa destra italiana sta tutto racchiuso in uno sfoggio semantico. E così, mentre la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen menava sulla legge approvata dal parlamento ungherese a discapito della comunità lgbt, definendola "vergognosa" e in contrasto ai "valori fondamentali dell'Ue", gli europarlamentari della Lega si esibivano nel più scontato dei rovesciamenti di senso.

 

Per farsi un'idea basta recuperare l'intervento di Paolo Borchia, secondo cui la legge di Orbán sarebbe ispirata al principio della "protezione dei minori" e non a discriminare sulla base dell'orientamento sessuale o di genere. "È paradossale che gli stessi che hanno inventato il cordone sanitario siano qui oggi a dare lezioni di democrazia", ha esordito nel suo breve intervento al Parlamento comunitario, subito dopo la presa di posizione della presidente della Commissione. Da cui, ha aggiunto Borchia, "ho sentito ricatti, minacce. La prova tangibile che a troppi di voi la democrazia non piace. State sottraendo tempo e risorse a quest'aula strumentalizzando una legge di competenza nazionale. E che soprattutto è stata votata quasi all'unanimità. Io aspetto il giorno in cui i veri vulnerabili, come i disabili e gli anziani, riceveranno la stessa attenzione. È vero che la democrazia è a rischio. Ma a Bruxelles, non a Budapest". 

  

 

 

Se pensate sia stato solo l'eccesso di retorica di un singolo, recuperate la prolusione di Susanna Ceccardi, fedelissima di Salvini. Serve quantomeno a farsi un quadro più chiaro della situazione. "Basta con l'inganno della sinistra europea, che aiutata dai media vuol tacciare di omofobia i governi di due paesi Ue democraticamente eletti: ma hanno letto la legge ungherese che tanto stanno contestando?", si è chiesta l'ex sindaca di Cascina, sconfitta alle ultime regionali in Toscana. "La legge non vìola principi e prerogative Ue, bensì ribadisce che l'educazione sessuale dei figli è di competenza dei genitori, proprio come stabilito dall'art. 14 della Carta dei diritti fondamentali Ue". 

  

Poi s'è lanciata in una lezione improvvisata di storia contemporanea. "La stessa sinistra che oggi accusa Budapest è la stessa sinistra che nel 1956 applaudiva i carri armati sovietici che riportavano in Ungheria la dittatura comunista? Quella sinistra sbagliava e mentiva ieri come sbaglia e mente tutt'oggi. E senza la Polonia che salvò l'Europa sotto le mura di Vienna, oggi non saremmo qui a discutere. Viva l'Europa dei popoli, della libertà, delle radici. Chiediamo ai governi di Polonia e Ungheria di continuare a difendere i bambini e i valori europei, quelli per i quali i nostri antenati hanno duramente combattuto e che talvolta l'Ue vorrebbe disconoscere".

 

Insomma se a livello nazionale la Lega è parte di uno dei governi più europeisti di sempre, al di là dei confini italiani continua a recitare la parte di chi crede che "la vera dittatura sia quella delle istituzioni europee". Continuando a difendere Orbán come il paladino delle libertà. Per quanto tempo ancora potrà durare questa dimensione così dissonante?