L'intervista

Raggi: "La sfiducia? Giochi di palazzo. Conte e Grillo stiano insieme. M5s con Draghi"

Parla la grillina sulla crisi del Movimento e le ripercussioni sulla sua corsa. E sul premier: "Il paese ha bisogno di stabilità per il Recovery"

Simone Canettieri

La sindaca di Roma al Foglio. "I quattro consiglieri andati via del M5s? Non c'è correlazione con l'ex premier. Non ho paura di cadere, vado avanti"

Virginia Raggi ormai sta sempre qui. Perché solo da questi bordi di periferia può arrivare il miracolo: il ballottaggio. E dunque alle nove di un torrido venerdì mattina, ecco spuntare la sindaca di Roma a San Basilio, dove ormai è di casa. La sindaca è di buon umore per un sondaggio (pubblicato da Repubblica) che la dà dietro a Michetti. Dunque seconda, davanti a Gualtieri. E’ così serena che non vede un sacco di cose: i rifiuti in giro per la città e il rischio di essere sfiduciata. Prima vittima della guerra tra Conte e il suo Beppe.  


Raggi è di nuovo a San Basilio. Assiste all’abbattimento di un fabbricato abusivo costruito su una delle poche aree verdi di questo quartiere così complicato e pieno di etichette che non vanno via. Come i murales di Italia ‘90 che ancora insistono sulle facciate dei palazzoni grattugiati da degrado e dimenticanza. 


La sindaca di Roma prima di rientrare in auto risponde alle domande del Foglio.   “Vede, qui tra poco nascerà una pista di pattinaggio in collaborazione con Federazione e Coni. Una piccola cosa, ma una grande cosa per chi abita da queste parti”.

 

Bene, sindaca, ma altrettanto tra poco lei potrebbe cadere: quattro consiglieri sono usciti dal M5s e adesso lei non ha più la maggioranza. Come fa a non temere di essere sfiduciata?

“La priorità è amministrare la città e che in un momento di rilancio per Roma non c’è  tempo da perdere con giochi di palazzo. Dobbiamo approvare l’assestamento di bilancio e la delibera sullo stadio della Roma”.  


Insistiamo: lei  potrebbe essere il primo effetto collaterale della guerra fra scissionisti, quella fra Grillo e Conte.  

“Non c’è alcuna relazione tra le due cose. Sento entrambi e sono fiduciosa che si trovi una soluzione”.

 

Ma con chi sta? Grillo è stato il primo a spingere per la sua ricandidatura, Conte aveva altri piani, ma alla fine l’ha sostenuta pubblicamente: gli indizi portano al suo caro Beppe.

“Sono due persone alle quali il Paese deve molto. Entrambi sono protagonisti di un cambiamento che gli italiani chiedono e che non va fermato. Tutti noi per rilanciare l’Italia dobbiamo impegnarci per sfruttare l’opportunità del Recovery plan: l’attenzione va rivolta a questo. Ricordiamoci che Grillo ha anticipato di anni e poi imposto nell’agenda politica temi determinanti come: la rivoluzione energetica e l’attenzione all’ambiente. Conte ha guidato il paese in uno dei momenti più complessi della nostra storia recente e ha dimostrato capacità di sintesi politica eccezionali. Abbiamo bisogno di entrambi”.

 

Soprattutto lei. Ma davvero vede margini per una ricomposizione?

Le risposte sono i programmi e il lavoro. Non do consigli a nessuno, ma posso dire quanto ho fatto. In questi anni anche io ho superato momenti complessi: sono sempre andata avanti: ho una forte etica del lavoro. Bisogna fare. Ora c’è la sfida del Recovery che per gli italiani significa posti di lavoro e un futuro migliore dopo l’emergenza Covid”.

 

Lei è stata tra i primi big grillini folgorati da Draghi: il M5s deve continuare a sostenerlo incondizionatamente oppure nulla è scontato?

“Renzi fu  irresponsabile, innescando una crisi politica alla vigilia della presentazione del Recovery. Conte stava facendo benissimo, ma  pagò le sue manovre di palazzo. Draghi ha preso il testimone da Conte e ha ottenuto il via libera della Ue al Recovery  dell’Italia. Il paese ha bisogno di stabilità proprio per impegnarsi nella gestione dei fondi europei. Grillo e Conte devono contribuire con le loro idee ed energie”. Se ne va, ma dice che ritornerà. 
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.