Matteo Salvini (foto Ansa)

lo scenario

Salvini tra Orbán e Draghi. La tesi Brunetta

Valerio Valentini

Col leader di Fidesz che diventa la pietra dello scandalo a Bruxelles, perde consistenza la prospettiva salviniana del partito unico a destra del Ppe. La strada alternativa tracciata dal ministro forzista

Giancarlo Giorgetti, sempre attento agli umori americani, ai suoi spiega già che non è casuale, il logoramento di Viktor Orbán: ché dopo Conte e Netanyahu, ora Biden ha messo nel mirino il leader magiaro. Come che sia, Enrico Letta vede un varco e ci si infila: “Di qua l’Europa dei diritti, di là Orbán”. E se nella strettoia ci finiscono, secondo il segretario del Pd, sia Salvini sia la Meloni, è soprattutto il capo della Lega a stare in imbarazzo. Un po’ perché, col leader di Fidesz che diventa la pietra dello scandalo a Bruxelles, perde consistenza la prospettiva che Salvini ha ribadito ai suoi europarlamentari martedì, rilanciando l’idea del partito unico a destra del Ppe proprio con Orbán. E un po’ perché ad aver aperto il fuoco contro il premier ungherese è lo stesso Mario Draghi. Fotografia di un partito che sbanda a livello internazionale. E del resto anche chi ha parlato col ministro Renato Brunetta, si è sentito spiegare che fare il tifo per una radicalizzazione del Ppe intorno a una Cdu che torna a seguire la linea di Schauble, non è un atto saggio per chi ha cuore il bene dell’Italia. Né, certo, il sentiero stretto che Draghi percorre per evitare il ritorno alle regole del Patto di stabilità nel 2023 sarebbe agevolato dal revival dello scontro tra falchi e colombe.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.