Il retroscena

Conte agita il nuovo partito. Grillo: "Sì, come Monti". Il filo tra Beppe e Draghi

Dietro la guerra sullo statuto c'è la volontà del vecchio capo di voler continuare a dettare la linea politica. A partire dai rapporti - molto saldi - con il presidente del Consiglio

Simone Canettieri

L'ex premier parla di "situazione compromessa" con il Garante e minaccia di svuotare il M5s alle Camere.  Intanto il comico in questi mesi ha costruito un rapporto solido con il premier. Risate comprese

Per Giuseppe Conte “la situazione è compromessa”, ma non è escluso che, alla fine, si arrivi  a un compromesso.

Intanto, però, drammatizza: me ne vado, chi mi ama mi segua.

L’ex premier,  dopo l’umiliazione infertagli da Beppe Grillo davanti ai parlamentari del M5s, prova a volare sopra l’ego calpestato e a non pensare alla “ferita narcisistica” che porta addosso. Il problema “è politico e di visione con Beppe”, rimarca ai tre senatori che gli vanno a far visita a casa (Ettore Licheri, Stefano Patuanelli, che è anche ministro, e Paola Taverna).

Conte fa circolare che lunedì potrebbe parlare per annunciare una nuova “cosa”. Da grillini a contini? Grillo è convinto che Conte non si metterà in proprio (“Fa la fine di Monti”) e non si sposta dal centro della scena. Al Foglio risulta che l’ex comico continui ad avere telefonate frequenti con Mario Draghi. 

Il rapporto tra Grillo e Draghi, la strana coppia della politica italiana, è nato a febbraio con la formazione del governo (“Pensavo fosse il banchiere di Dio invece è un grillino”) ed è stato coltivato in questi mesi nel segreto di telefonate tutte le volte che il premier o il Garante hanno avuto un dubbio da sciogliere su un tema in agenda. E non si tratta nemmeno di un rigido rapporto formale: il presidente del Consiglio ascoltato da Angela Merkel e Joe Biden sembra gradire anche il modo di fare, a partire dalle battute, dell’ex comico.


L’ultimo contatto tra i due, secondo quanto risulta a questo giornale da fonti incrociate, c’è stato non più tardi di una settimana fa. Un particolare, non secondario, che spiega perché Grillo non voglia cedere il passo nel nuovo statuto che ha contestato con una violenza incredibile. Vuole essere il Garante, “e non un coglione”, del M5s e anche dell’accordo con Draghi. Dunque poter incidere sulla linea politica. Basti pensare, inoltre, al rapporto con Roberto Cingolani.

Dopo lo show alla Camera il ministro per la Transizione ecologica giovedì lo ha chiamato, colpito da alcuni lanci di agenzia che “parlavano di bagno di sangue per Cingolani”. Grillo gli ha spiegato che la frase era monca: “Ho detto, e ne ho la registrazione, che se non dovesse esserci la carbon tax la transizione ecologica sarebbe un bagno di sangue. Nessun problema, caro Roberto”. Ecco questo è Grillo. Molto più di Crono che si mangia i figli. Ma semplicemente il Cav. (absit iniuria verbis) del M5s: dopo di lui ci sarà sempre e comunque il diluvio. Ieri mattina Beppe Grillo e l’inseparabile amico Umberto Cottafavi sono ripartiti per Marina di Bibbona. Lasciando Conte a cuocere nel suo brodo. L’ex premier si è risvegliato con una rassegna stampa così disastrosa che gli ha ricordato la fine del suo governo. Ha annullato la sua presenza a un webinar sulla Terza Economia e ha convocato il trio Licheri, Patuanelli, Taverna (quest’ultima “basita” per l’uscita di Beppe del giorno prima).

L’ex premier rimprovera a Grillo un’assenza di linearità nei comportamenti: “E’ stato lui a chiamarmi lo scorso febbraio, davanti a testimoni, per propormi la guida del M5s, e adesso cosa fa?”. Conte è consapevole che non cambierà mai l’indole di Grillo e che dunque il problema potrebbe riproporsi a breve. Anche se alla fine spuntasse fuori un accordo sul benedetto nuovo statuto pentastellato.


L’ipotesi che si metta in proprio e che provi a svuotare i gruppi del M5s è fatta girare, da chi gli sta vicino, come l’unica soluzione  praticabile. “Di sicuro non tornerà a fare il professore e non rimarrà in un M5s di cui non potrà mai essere leader”, dicono ancora i suoi consiglieri. Conte, sempre ammesso che alla fine trovi la forza, i fondi e la struttura, per fondare un nuovo partito può mettere sul piatto il terzo mandato senza più sottostare a deroghe o fantomatici voti degli iscritti. Al Senato, dove ha dalla sua grande parte del gruppo, potrebbe riuscire in un’operazione svuotamento. Discorso diverso alla Camera dove su duecento parlamentari solo la metà sarebbe pronta a seguirlo per questa nuova avventura piena di incognite. Aria di scissione? Psicodrammi in vista all’insegna di “vuoi più bene a nonno Beppe o a papà Giuseppi?”.

Lo scenario da divorzio alla grilina è prematuro e comunque vada segnerebbe la sconfitta in uno dei duellanti. Luigi Di Maio in questa fase prova a mediare tra Grillo e Conte per tenere i cocci insieme e non arrivare così a un big bang che danneggerebbe anche il governo nell’immediato (con un rimpasto) e magari ancora di più in futuro con l’uscita dall’esecutivo del partito contiano. Tutti scenari futuribili. Per il momento si tratta ancora per cercare una convivenza, tra Grillo e Conte, seppur abbastanza “compromessa”. Intanto l’ex premier parlerà lunedì.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.