Anvedi la Taverna! In Europa il M5s manda la protagonista dello spot anti-euro

Salvatore Merlo

La senatrice grillina è nel “dream team” italiano inviato a rilanciare l’Ue. Breve apologo

Secondo alcuni è come se al Congresso di Vienna anziché mandare uno come Talleyrand ci avessero spedito la Sora Lella. Ma è ingiusto. Andiamo con ordine. Il 19 giugno, a Strasburgo, si terrà la “Conferenza sul futuro dell’Unione europea”. Grande progetto di stampo macroniano. L’ambizione (o la velleità) di dare vita a un momento rifondativo dell’Unione. Un passaggio rivitalizzante. Una ripartenza.

E allora ecco 108 parlamentari e 54 rappresentanti di governo europei da ogni angolo del continente, delegazioni scelte dai parlamenti di tutta Europa: progetti, discussioni, idealità, un pizzico di retorica. Ogni nazione schiera il suo dream team. E ogni partito, in ogni paese, invia a Strasburgo il meglio di cui dispone. Un ambasciatore. Il Pd, per esempio, manda Alessandro Alfieri, bocconiano ed ex diplomatico di carriera. Chi meglio di lui? La Meloni invia l’astro nascente di Fratelli d’Italia, la torinese Augusta Montaruli. Mentre Salvini si fa rappresentare dal suo giovane capogruppo in commissione politiche comunitarie, Matteo Bianchi. E invece Vito Crimi chi manda agli Stati generali d’Europa? Chi è l’ambasciatore del M5s? E’ Paola Taverna. Ecco.

Si tratta in tutta evidenza d’un passo avanti rispetto a quando i grillini spacciarono Davide Casaleggio all’Onu (e quello si mise tranquillamente  a spiegare il futuro e il destino dell’umanità di fronte a quel consesso mondiale). E non c’è alcun dubbio che Taverna se lo meriti. E’ il prodotto più genuino del M5s. Non si discute. Trattasi di figura che si staglia, tra Bonafede e Toninelli. E in questi lunghi anni di apprendistato civile in Senato, di cui ora è vicepresidente, in questo periodo formativo che taluni passano a scuola o in biblioteca e lei ha invece speso nella Camera alta della Repubblica, pare abbia anche imparato a esprimersi con garbo e gentilezza. In italiano, persino. Insomma non è più quella che quella urlava “fiji de ’na mignotta” (al Pd).

E non è più nemmeno quella del 2015. Come dimenticarlo? Ai tempi fu protagonista di uno storico spot grillino in cui si rappresentava il dolore, la povertà e il disagio causati dall’euro che ora lei stessa dovrà andare a rilanciare a Strasburgo. Il video si trova ancora su Facebook. E’ struggente. Si vede un tizio dalla faccia triste che getta una moneta da un euro in una fontana. Il povero ragazzo esprime un desiderio. E così, in un attimo, a occhi chiusi rivive i tempi magnifici della lira. Che pacchia. Un aperitivo con la fidanzata a sole 12 mila lire. E la fidanzata che lo bacia contenta. Ma purtroppo è solo un nostalgico tuffo nel passato. La realtà è ben altra. Basta aprire gli occhi. Orrore. Così arriva lei, Taverna. In stivaloni. Si avvicina al ragazzo, e lo conforta: “Il M5s sta realizzando il tuo sogno. Uscire dall’euro è possibile. Firma il referendum”. A quel punto Taverna acchiappa i bei due euro del poveretto, se li mette in tasca, e in cambio gli rifila una banconota fuoricorso da mille lire. Quindi se ne va. In pratica lo frega. Così, riguardato oggi, questo spot sembra una limpida metafora sul costo complessivo dell’operazione che dopo dieci anni porta Paola Taverna a Strasburgo. I 5 stelle sono diventati normali. O quasi. Molto quasi. Ma a che prezzo? 

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.