Il premier Mario Draghi: dopo le nomine di Cassa depositi e prestiti e Ferrovie, tocca alla rai (Ansa)

Le nomine

Politica scatenata sulla Rai, tutti vogliono consigliare Draghi

Lorenzo Marini

Di Maio sonda la disponibilità di Gabanelli, Salvini vorrebbe Ciannamea e Giorgetti sponsorizza Agrusti. Nel Pd si ripesca una vecchia storia su Francesca Bria. Il premier e i ruoli di amministratore e presidente della tv pubblica, tra suggerimenti e polpette avvelenate

Tanti i sussurri e gli spifferi che si rincorrono sulla Rai. Perché se è vero che Mario Draghi vuol fare di testa sua su amministratore delegato e presidente, scegliendo due persone dal mondo delle imprese (l’assemblea degli azionisti è stata convocata per mercoledì 30 giugno, anche se in un primo momento si era parlato dell'8: Draghi ha deciso di prendersi quasi un mese in più), è anche vero che lascerà ai partiti mano libera sul cda, che del resto non gli compete, essendo di nomina parlamentare. E sarà lì che si scaricheranno le frustrazioni e i nervosismi delle forze politiche rimaste fuori dalla stanza dei bottoni. Come Luigi Bisignani ha sussurrato ai potenti in un ventennio di storia italiana, così alle orecchie del premier in queste ore sono giunti i suggerimenti più disparati. Con qualche corto circuito. Matteo Salvini, per esempio, da tempo aveva puntato le sue fiches su Marcello Ciannamea, attuale direttore della distribuzione, molto stimato nel centrodestra (il Capitano l’ha incontrato tempo fa, ricavandone un’ottima impressione).

 

Ma Giancarlo Giorgetti ha invece suggerito a Draghi un nome diverso, quello di Raffaele Agrusti, ex cfo di Antonio Campo Dall’Orto, poi presidente di Rayway, prima di andarsene, nel 2019. Un uomo di conti che, secondo il ministro, è l’ideale per un’azienda che continua a perdere soldi (sul modello Gubitosi). Quando l’ha saputo, Salvini non l’ha presa bene, anche perché, così facendo, la Lega ha dimostrato di andare in ordine sparso, senza nemmeno consultarsi al suo interno. Risultato: né Ciannamea, né Agrusti sembrano più essere in corsa, mentre in salita sono date le azioni del direttore governance Nicola Claudio e di Andrea Castellari (ex Viacom). 

 

Ma pure su Igor De Biasio, uomo del Carroccio per il Cda, non ci sono più certezze granitiche. Qualcuno, lassù al nord, ha fatto notare che forse sarebbe il caso di cambiare, visto che De Biasio dal 2019 è pure Ceo di Arexpo, la società che gestisce l’utilizzo dell’area di Expo 2015. E il caos sul nuovo centro di produzione milanese al Portello, sotto questo aspetto, non aiuta.  

 

Tra i nomi sussurrati a Draghi a Chigi, poi, c’è quello di Monica Maggioni, suggerito dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Roberto Garofoli, addirittura per il ruolo di ad. Più realisticamente Radio Saxa Rubra, anche alla luce di questi rapporti, dà la giornalista in pole position per la direzione di Raiuno o del Tg1. Non bruscolini, comunque. Ma i suggeritori di Draghi sulla Rai non sono finiti. C’è pure Antonio Funiciello che, all’epoca del Pd, si è fatto buoni contatti a Viale Mazzini. Resta però il mistero sul paio di nomi che il capo di gabinetto avrebbe indicato al premier per i ruoli di ad e presidente. 

 

Non solo suggerimenti, anche polpette avvelenate. A questo assomiglia, nel Pd, l’andare a pescare una vecchia storia su Francesca Bria, presidente del fondo innovazione di Cdp, ex assessore all’innovazione tecnologica a Barcellona, molto spinta dal ministro Andrea Orlando per il Cda. Al Nazareno, maliziosamente, si è fatto notare che Bria, nel 2001, era una giovane cronista free lance di Indymedia, il sito di contro informazione del movimento No Global, per cui seguì il G8 di Genova, beccandosi pure una manganellata durante l’irruzione della polizia nella sala stampa del Social Forum. 

 

Altro sussurro di corridoio è invece il movimentismo di Luigi Di Maio (che fa il paio con l’immobilismo di Giuseppe Conte, pure sulla Rai). Si racconta che nelle ultime settimane il ministro degli Esteri abbia interloquito più volte con Milena Gabanelli per sondare la sua disponibilità come presidente o per ricoprire un ruolo di primo piano dentro l’azienda (una rete o un tg). Contatti tra i 5 Stelle e la giornalista c’erano già stati nel 2018, ma allora non se ne fece nulla. Andrà così anche questa volta? 

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