Partiti e porti

Salvini "detox". Meno migranti e più riaperture. Resisterà?

Offre una tregua al governo, scambia sms con la Lamorgese. Vediamo come va

Carmelo Caruso

Mario Draghi cerca accordi con la Libia, sferza la Ue e vuole coinvolgere l'Onu sul rimpatrio assistito. La parte della dura rimane a Giorgia Meloni. Il Pd incontra la ministra Lamorgese. Non si fida di Salvini che intanto lotta a non fare il solito Salvini

Roma. Anziché attendere il suo scivolone perché non aiutarlo a liberarsi dai suoi fantasmi? Nessuno può garantire se questo Matteo Salvini “detox”, questa versione “sui migranti mi affido a Mario Draghi”, sia solo l’ennesimo trucco di scena o l’inizio di un percorso per eliminare le sue tossine. Di sicuro c’è questa speciale quaresima, la sospensione del “chiudiamo i porti subito” al momento sostituita dal “godiamoci le riaperture degli esercizi”.

 

C’è la promessa da parte di Salvini di potercela fare (almeno per quindici giorni) la garanzia che, anche ieri, ha formulato in privato: “Sui migranti non saboteremo il governo”. E ancora: “Io non voglio fare il Pierino. Non cadrò nel tranello del Pd. Non sarà mio il fallo di reazione”. Il premier ha dunque l’opportunità di smontare, grazie alla sua credibilità e a un rinnovato impegno diplomatico, la falsa notizia “dell’invasione”, i migranti come i nemici della nostra estate. La verità è che anche il leader della Lega inizia a comprendere che quella recita abusata non scatena più gli applausi e che la proposta di un blocco navale, lanciata da Giorgia Meloni, ha invece fatto sorridere gli esperti della Difesa, quel ministero guidato, e bene, da Lorenzo Guerini.

 

I respingimenti sono vietati e il blocco non consentito. Equivale a un atto di guerra. Facciamo guerra a Libia e Tunisia? Tutti sanno che l’emergenza migranti è destinata a ripresentarsi. E però, da Palazzo Chigi, così come dal Viminale, nessuno permetterà la disinformazione sui numeri, “che non vanno per nessuna ragione gonfiati” e che dunque è giusto ragionarne ma smettendola di insolentire gli altri paesi.

 

Fa bene il sottosegretario Nicola Molteni della Lega, che era già stato il nostromo di Salvini quando lui era ministro degli Interni, a ricordare, come ha fatto, ed era sempre ieri, che “il tema dei flussi migratori deve essere priorità nell’agenda di governo” e che serve “bloccare le partenze”. Ma chi pensa che non lo sia? Draghi, insieme ai ministri Di Maio, Lamorgese, Guerini, Giovannini, ragiona su questo dossier dal suo insediamento. La linea è molto chiara. Si cercheranno accordi con la Libia che si sa essere il paese che è. Si tratta di realismo. Ma si cercherà di coinvolgere l’Organizzazione internazionale per i migranti. E sarebbe una importante novità. Con la Tunisia sarà più semplice ma non semplicissimo. Pesano le rimesse che i migranti tunisini spediscono in patria. Il 20 maggio la ministra Lamorgese sarà a Tunisi per un summit e presente sarà la commissaria agli Affari Europei, Johansson.

 

L’idea del segretario Pd, Enrico Letta, di trasformare la missione Irini, una missione europea e militare, in una missione di salvataggio non è ritenuta praticabile. Nel governo l’opinione è che “non ci siano le condizione politiche”. Il salto che intende fare Draghi è un altro. Agire sull’Europa e non solo. Serve aprire un dibattito vero sul “rimpatrio assistito” e farlo all’Onu. Se esiste, ed esiste, la vera difficoltà è gestire gli sbarchi in epoca di pandemia. Si affitteranno ulteriori navi traghetto per permettere la quarantena. Occorrono nuovi bandi perché le compagnie chiedono le navi indietro per l’inizio della nuova stagione. Si studiano quindi soluzioni a terra. C’è la disponibilità e un lavoro intensissimo della ministra degli Interni che ormai si può annoverare come una politica abilissima.

 

Domenica ha scambiato degli sms con Salvini. Ieri ha ricevuto una delegazione del Pd composta da Lia Quartapelle, Enrico Borghi e Matteo Mauri. Hanno chiesto “corridoi umanitari, rimpatri assistiti” e soprattutto di “evitare la propaganda e gli allarmi infondati”. Si riferivano al leader della Lega. Si aspettano che faccia il solito. Come fa Salvini a non capire che rimane lui la soluzione del Pd così come i migranti sono la sua soluzione scorciatoia? Senza migranti, Salvini si deve reinventare. Senza Salvini, Il Pd deve trovare un’altra linea.

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio