Qui Via Arenula

La Cartabia prepara una lista di soluzioni per il processo penale

Fasi processuali certe, riduzione dei tempi per la prescrizione, inappellabilità delle sentenze di proscioglimento da parte dei pm, misure contro l'inerzia nelle indagini preliminari. Il pacchetto di riforme che la ministra offrirà ai partiti di maggioranza

Valerio Valentini

I tecnici di Via Arenula si riuniscono oggi per limare il dossier. Lunedì primo vertice politico: la prescrizione grillina verrà archiviata, ma senza traumi. L'asse mobile del Pd, che oscilla tra Forza Italia e M5s. Occhio a nuove intese "gialloverdi"

L’appuntamento è stato già fissato: lunedì 10, alle 14, nel suo ufficio di Via Arenula la ministra Marta Cartabia ha convocato i capigruppo di maggioranza della commissione Giustizia della Camera. Quelli, cioè, che stanno discutendo la riforma del processo penale. E che finora, per lo più, si sono logorati in un un gioco di posizionamenti, nell’attesa di capire quale sarà l’orientamento della Guardasigilli rispetto ai temi più scivolosi, e fra tutti quello della prescrizione. Su cui, però, lunedì  la Cartabia non fornirà una soluzione unica. Il comitato di esperti che la ministra ha creato, presieduto da Giorgio Lattanzi, oggi si riunirà per l’ultima volta (con un giorno d’anticipo rispetto alla chiusura dei lavori fissata nel Pnrr), e preparerà un pacchetto di misure possibili. Tutte, comunque, indirizzate verso un unico fine: la riduzione del tempo del giudizio per altre vie rispetto a quelle battute dal grillismo.

 

Se, infatti, lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio resterà in vigore, l’obiettivo più generale di garantire una ragionevole durata del processo seguirà altre strade rispetto all’ipotesi, assai fumosa, avanzata a suo tempo da Alfonso Bonafede: quella, cioè, delle sanzioni disciplinari per i magistrati ritardatari. Ora si cambia. E, innanzitutto, Via Arenula proporrà un ripensamento generale dei tempi della prescrizione. Che, interrompendosi dopo il primo grado di giudizio, non potrà essere più calcolata basandosi sulla pena massima prevista per il reato perseguito com’era fintantoché la sua estinzione era possibile fino al pronunciamento della Cassazione: i tempi per determinare l’estinzione del reato andranno accorciati. Dopodiché, per i restanti gradi di giudizio, si provvederà a indicare fasi ben precise: oltre le quali si interverrà con la riduzione di pena in un primo momento, per poi decretare l’ineseguibilità dell’azione penale nel caso di un protrarsi ulteriore del processo.

 

Tutte soluzioni, però, che stando alla visione maggiormente condivisa dai consulenti della Cartabia, rappresentano già un rattoppo. Perché l’imperativo categorico resta quello di decongestionare i tribunali. E questo obiettivo lo si perseguirà non soltanto puntando su un notevole potenziamento degli strumenti deflattivi e delle misure alternative, ma anche modificando le norme di riferimento per le indagini preliminari. Sarà infatti aumentato il potere d’intervento del gip di fronte a casi di inerzia del pubblico ministero, che avrà nel complesso minore tempo a disposizione. Nella stessa ottica, verranno proposte varie soluzioni, tutte improntate al modello americano, per rendere inappellabili, da parte dello stesso pm, le sentenze di proscioglimento. 

 

Se questo è l’orientamento generale, verrà però lasciato alla politica il suo spazio di manovra. Che al momento si preannuncia assai caotico, anche perché finora ogni partito si è mosso in modo autonomo, al di fuori di qualsiasi logica di coalizione passata e presente, in attesa di lasciare definire il perimetro dello scontro. Vale anche a destra, in effetti: dove, col decisivo spostamento di Italia viva sul fronte garantista, Forza Italia e Lega potrebbero puntare a costruire una nuova maggioranza nella maggioranza, soverchiando i rossogialli anche grazie al contributo esterno di Giorgia Meloni. “Ma per ora non stiamo facendo questi calcoli, ci stiamo anzi concentrando nel merito delle questioni”, precisa, con la sua proverbiale pacatezza, Pierantonio Zanettin, capogruppo azzurro in commissione. Che forse parla anche con l’acume di chi sa che, su alcuni punti come quello delle pene alternative, non è da escludersi uno scantonamento del Carroccio, in una riedizione della vecchia intesa nazionalpopulista insieme al M5s.

 

Anche per questo, allora, c’è chi spera in una convergenza nazarenica, tra Pd e FI, che possa indirizzare i lavori del Parlamento nell’assegnare la delega al governo per la riforma del processo penale. E forse anche per questo, tra i dem, c’è chi tenta di spostare l’asse del partito verso il centro, prendendo dunque le distanze, per quanto possibile, dal M5s, e assecondando le richieste di chi, come il calendiano Enrico Costa, spinge per eliminare le riduzioni di pena intermedie dopo il primo grado, e di passare direttamente all’estinzione del reato nel caso di prolungamento eccessivo dei tempi in Appello. Ed è in questa logica che s’inseriscono emendamenti come quello di Carmelo Miceli, volto a introdurre dei termini di scadenza perentori per le indagini che si prolungano oltre il termine fissato. Un piglio, quello del deputato siciliano del Pd, che lascia interdetti alcuni suoi compagni di partito più attenti a non indispettire gli umori del grillismo. E che però trova una sua legittimità proprio nella rigidità del M5s, che è tornato addirittura a proporre, nei suoi emendamenti, un ritorno al blocco della prescrizione previsto dalla cosiddetta “Spazzacorrotti”. Come se, nel frattempo, non fossero venuti giù già due governi.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.