Giuseppe Conte (foto Ansa)

Il personaggio

Il lungo inseguimento di Conte alla leadership del M5s

Alle prese con la guerra di Casaleggio si arrovella sulle strategie: Garante della privacy o ricorso al tribunale? Intanto, è fermo. E tutto intorno a lui si muove

Simone Canettieri

Tutti lo aspettano, tutti lo invocano: il M5s freme, ma anche il Pd inizia a sbuffare perché l'intesa per amministrative è bloccata. Così l'ex premier non riesce a diventare un neo leader

Lo aspetta Nicola Zingaretti, ma senza farci troppo conto, per capire se può candidarsi a Roma. Lo attende – ma senza eccessiva ansia – anche Virginia Raggi per farsi dire “brava che ti ricandidi a Roma”.   Pure Enrico Letta, segretario del Pd, da settimane    gira clessidre  con paziente fiducia e comprensione. Giuseppe Conte  è il signor “sto arrivando”, “ci sono quasi”, “eccomi”.  I nuovi inquilini del Nazareno  sanno ormai di avere un amico in eterno ritardo.

Nel M5s, dominato da spiriti animali e cancellieri di tribunali, iniziano a ricordare con canagliesca nostalgia le immagini del premier che correva (in tutti i servizi Rai) tra le stanze di Palazzo Chigi. E  fanno i conti con l’avvocato “poi ne riparliamo”, campione del protrarre. Una lentezza che non è elogio, ma croce, per Conte. Che intanto vaglia soluzioni anti Casaleggio (Garante della privacy o ricorso in tribunale?). E poi come sempre rassicura tutti: “Eccomi, arrivo”.  
 

Dopo un anno di rodaggio con il governo gialloverde, stretto tra Di Maio e Salvini, Conte iniziò a stare comodo nelle scarpe da premier, specie con il Pd. Autodefinendosi “mediatore”, un ruolo che esaltava le sue qualità di compensatore di istanze diverse. Un conciliatore nato. Una botta di qua e una di là, accordi “salvo intese” nei Cdm che spingevano la palla più avanti, ma davano la percezione di un patto (quasi) raggiunto e di un’azione (quasi) compiuta.  

 
Da quando però è uscito da Palazzo Chigi, lo scorso febbraio, non fa che inseguire la sua leadership. Senza riuscire ad afferrarla. Nel M5s dicono che gli manchino “i tempi”, che non riesca a dare la linea nemmeno sui social network, sempre in ritardo sui temi popolari. Diversi parlamentari ammettono che forse gli manca l’affettuosa pedanteria con la quale Rocco Casalino scandiva le sue giornate comunicative. L’ex portavoce  è ancora al suo fianco, certo. Ma non come ai bei tempi. E così, intanto, lo spread tra il Conte premier  e Conte leader si impenna. 

E il tempo della riscossa si diluisce: eccomi, sto arrivando. D’altronde si è passati da “fine marzo”, a “prima di Pasqua”, a “subito dopo Pasqua”, “a fine aprile”  e ai “primi di maggio” per tirare su il velo al nuovo Movimento. E invece tutto pende verso l’incertezza.  Di sicuro per il prossimo capo dei grillini ci sono le carte bollate contro Davide Casaleggio che di cedere il tesoro degli iscritti non ha la minima intenzione. E quindi Conte si sarebbe già mosso con il Garante per la privacy Pasquale Stanzione (nominato a capo dell’autorità lo scorso luglio) e pur di partire – perché come ha detto a Repubblica.it: “Non si può fermare il Movimento” –  è pronto a rivolgersi  a un tribunale con un ricorso ex articolo 700. Provvedimento d’urgenza che però ha comunque tempi tecnici di tre settimane prima di arrivare a un responso.
             

Tutto si muove intorno a Conte, eccetto Conte.  Davide Casaleggio sembra andato lassù in montagna, imbracciando gli iscritti di Rousseau, per la sua guerra di resistenza, ben consapevole che il tempo sarà il suo miglior alleato. 

Addirittura anche Beppe Grillo, in tutt’altre faccende famigliari affaccendato, si starebbe dando una mossa per allestire una nuova piattaforma digitale da mettere a disposizione dell’ex premier: una soluzione “ibrida”, come la chiama l’Adn, con un po’ di servizi esternalizzati e la guida nelle mani di chi gestisce oggi  il blog del comico, il primo ad affrancarsi da Casaleggio in tempi non sospetti (era il 2018). 
 

Ma Conte dunque  è un semaforo prodiano-guzzantiano (“fermo, tranquillo, immobile”) piantato in una pista di Formula 1? Lui dice di no e che vuole correre.  Intanto lo aspettano a Roma, Napoli e Torino per le amministrative; lo attendono i parlamentari al secondo mandato e quelli al primo; ma sono pronti a sgambettarlo anche gli espulsi con la  loro Class action .  L’avvocato continua  a dire a tutti di esserci quasi, un attimo, eccomi arrivo e si parte.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.