Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Fuori gli italiani dall'Italia

Salvatore Merlo

La Rai non funziona? “Fuori i partiti”. Il Csm è una fogna? “Fuori i magistrati”. Il Cts straparla? “Fuori gli scienziati”. La soluzione a tutti i guai è diventata la porta. Da Grillo a Letta

La Rai non funziona? Fuori i partiti dalla Rai. Il Csm è una cloaca? Fuori i magistrati dal Csm. Il Cts non ci piace? Fuori gli scienziati dal Cts. E così via espellendo, mettendo alla porta, cacciando, sognando una palingenesi che funziona  per sottrazione. La porta, insomma, come soluzione italiana a tutti i guasti. Non va? Fuori!

 

Enrico Letta vuole applicare il sistema della porta alla tivù di stato, che il segretario del Pd ha improvvisamente scoperto non funzionare come si deve (grazie a Fedez, vedi un po’). Allo stesso modo moltissimi avvocati e giuristi, largamente rappresentati in tutte le forze politiche, in questi giorni, di fronte agli scandali inoccultabili delle toghe, stanno immaginando sistemi psicoarzigogolati per ridurre il peso dei magistrati in quello che si chiama Consiglio superiore della magistratura. C’è chi vuole togliere ai giudici il diritto di votare, chi vuole che il vicepresidente sia nominato dal Parlamento e chi dal capo dello stato. L’importante è una cosa sola: fuori i magistrati. Pure Matteo Salvini, lo sappiamo, mesi fa aveva immaginato di mettere alla porta la scienza dal Comitato tecnico scientifico, semplicemente perché gli scienziati presenzialisti e twittanti gli erano (ci sono) saliti sulle scatole. Anche loro: fuori!

 

Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi, al netto dell’ipocrisia largamente diffusa, di reazioni del tutto comprensibili. Di fronte all’impossibilità di riformare qualcosa meglio abbatterla. Se non altro per frustrazione. Si capisce, psicologicamente. Ma il fatto che lo si capisca non significa per questo che sia giusto. O utile. O intelligente. O logico. I partiti non sono ritenuti capaci di occuparsi della Rai, che hanno reso ridicola e lottizzata, quindi possono occuparsi del Csm? Come ben si vede non funziona.

 

Tuttavia questa fissazione monomaniacale per l’espulsione, per la cacciata, questa idea infantile che per risolvere ogni problema non servano fantasia e talento ma che basti licenziare o sostituire qualcuno con il primo che passa, non è affatto nuova. E’ anzi proprio il grande esperimento sociale inaugurato dagli elettori italiani alle elezioni del 2013 e poi del 2018 con il successo del Movimento 5 stelle. Fuori i partiti dalla Rai e fuori i magistrati dal Csm è proprio come “fuori i politici dalla politica”. Insomma è come il ben noto vaffa di Grillo che ha prodotto Alfonso Bonafede, cui è stato affidato il compito di ripulire la Giustizia, e Roberto Fico, che da presidente della Vigilanza doveva raddrizzare la Rai. I risultati sono noti. E infatti adesso si vogliono mandare a vaffa, insomma si vogliono cacciare via anche Bonafede e Fico, assieme alla giustizia e alla Rai. Prima o poi tocca a tutti. Così, a ben guardare, s’intuisce che nella palingenesi della porta, in questo inarrestabile esercizio di espulsione e sottrazione, c’è qualcosa delle avanguardie artistiche dei primi del 900. Kazimir Malevicč cominciò con l’eliminare le figure, e a furia di sottrarre finì col raffigurare un rettangolo vuoto. Il nulla. Più modestamente qui da noi dopo aver cacciato i partiti, i giudici e gli scienziati ben presto potremmo giungere alla conclusione che c’è un solo modo per risolvere i guasti alla radice: cacciare gli italiani.

 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.