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Planisfero Letta. Gli uomini, le relazioni, i giovani talenti del quasi segretario del Pd

La scuola politica, le dimissioni da parlamentare e oggi il ritorno per salvare il partito

Carmelo Caruso

E' il "partito degli occhialini". Economisti (uno dell'Ocse), la sponda con il Quirinale tramite Simone Guerrini. I giovani talenti che ha cresciuto. Marco Meloni, il suo uomo e braccio. Non è il cerchio magico di Letta ma amicizie che vanno oltre il Pd

Roma. Non lo chiamano per farsi perdonare ma perché è il fuoriuscito di successo, il leader del “partito con gli occhialini”. C’è una piccola famiglia che ha come riferimento Enrico Letta e non si limita al Pd che lo vuole adesso segretario. Non è una corrente (la sua è stata sciolta). Non è un cerchio magico (“noi non usiamo queste parole”) ma un “incastro di affetti” che da quando l’ex premier ha lasciato il Parlamento si è dispersa ma non si è persa.

 

Se ha detto “devo riflettere”, se ha chiesto delle ore per decidere (ma si conosce già la sua linea: “Unità che non significa unanimità”) non lo fa perché negozia condizioni, ma perché è orgoglioso davvero della sua cattedra a Sciences Po dove insegna e dove lo ha voluto Jacques Delors. Ogni anno, quando apre l’anno accademico, ai suoi studenti ripete questo: “La politica non può essere un mestiere. Vi dovete dunque attrezzare e avere una professione. Io l’ho scoperto”.

 

Nel 2015 ha fondato una scuola di politica che ha finora formato mille studenti e che definiscono la sua “cantera”, il suo giardino di intelligenze. Il “partito degli occhialini” oltre alla scuola ha altre due propaggini. Una è l’associazione Italia-Asean, idea sempre di Letta, un ponte con l’oriente, mentre l’altra è la Budapest European Agora che è la proiezione internazionale della scuola politica. Ad aiutarlo a cercare i finanziamenti, quando tutto era una fantasia, l’uomo che ha insomma reso possibile il difficile si chiama Marco Meloni. E’ un ex deputato del Pd, avvocato sardo, che “è il  braccio destro e sinistro”. Un amico.

 

Della scuola è infatti il direttore. La storica portavoce di Letta è Monica Nardi che cura i rapporti in Italia, ma c’è poi un’ulteriore figura centrale. Si tratta di Michele Bellini, assistente universitario di Letta a Parigi. Sono legatissimi. E’ uno dei tre campioni su cui Letta ha puntato. Gli altri sono Valerio Bordonaro, direttore di Italia-Asean, che Letta ha voluto entrasse nel partito, e Tullio Ambrosone, che nell’associazione si occupa di redazione contenuti. Alessia Mosca, già europarlamentare del Pd,  vicina a Beppe Sala, è un’altra scommessa vinta. Di Italia-Asean è segretaria generale. Più che  sapere  quali parlamentari sono cresciuti con Letta (Boccia, Madia, De Micheli, Ascani),  è utile raccontare gli uomini che si fidano di Letta.

 

Al Quirinale, c’è Simone Guerrini, direttore dell’ufficio segreteria. Sono pisani entrambi e cresciuti insieme (da giovani, Letta fu suo coinquilino a Roma). Al governo si è insediato Roberto Garofoli come sottosegretario. Letta  cena con lui. E tutti e due  frequentano Andrea Zoppini, giurista, ex sottosegretario del governo Monti. E’ un corridoio di nomi. Un planisfero.

 

Gli ex capi della polizia, Alessandro Pansa e Franco Gabrielli sono invece relazioni antiche. Tra gli industriali, il fratello maggiore, è Francesco Merloni che è presidente di Arel, il pensatoio di Beniamino Andreatta che è stato il “legno” di Letta. I  dossier della scuola politica di Letta portano la firma di Alberto Biancardi, Giulio Napolitano, Alessandro Aresu, Serena Sileoni (nominati nello staff di Draghi). Un consigliere economico molto ascoltato è Andrea Garnero, trentenne, che lavora all’Ocse.

 

Altri economisti seguiti con attenzione sono Antonio Nicita, Fabio Pammolli, Paolo Guerrieri. Uomini macchina, nei territori, non possono che tornare a essere Pier Paolo Tognocchi, che è stato suo segretario particolare, così come Andrea Pieroni che Letta ha sostenuto nell’ultima campagna elettorale. Tra gli opinionisti che ascolta c’è Ferruccio de Bortoli. In Rai, l’uomo a lui vicino è Alberto Matassino, direttore generale, che aveva preso parte ad altre associazioni create da Letta: Vedrò e Trecentosessanta. Eleonora Andreatta è a Netflix ma è un nome ricorrente per la guida della televisione di stato.

 

Nessuno lo ha fatto notare ma è tra i pochissimi, nel Pd,  che non è mai stato attaccato da Alessandro Di Battista. In passato si sono sentiti. Come con Giuseppe Conte. In questo momento Letta sta leggendo “La scomparsa di Josef Mengele” di Oliver Guez. Letta, in realtà, non se ne è mai andato.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio