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Faida a Cinque stelle. "I dissidenti si assumano le proprie responsabilità"

Quindici senatori espulsi dal M5s. E i grillini rimasti si trincerano dietro le regole. Fraccaro: "È una ferita, ma votare contro le indicazioni degli elettori prevede l'espulsione". Brescia: "Non hanno rispettato il mandato della base. Non c'è altra strada"

L'espulsione dal M5s dei dissidenti, contrario al governo Draghi, "è una ferita", dice il deputato grillino Riccardo Fraccaro. Ma è una questione di regole, dice l'ex sottosegretario a palazzo Chigi, e si sentono gli ultimi echi di quell'onestà-tà-tà gridata dal Movimento che fu e che oggi esca a pezzi dall'ennesimo (l'ultimo?) scontro con la realtà. "Hanno votato contro le indicazioni degli elettori – taglia corto Fraccaro – e questo prevede l'espulsione. Io non me l'aspettavo". C'è Di Battista dietro? "No, lui dice sempre pubblicamente ciò che pensa, e questa è la sua forza". Le dichiarazioni barricadere di Fraccaro, già a inizio febbraio, quando Beppe Grillo è arrivato a Roma per dare la sua benedizione sulla nuova svolta, si sono fatte sempre più felpate. Giuseppe Brescia, teorico dell'ingresso critico in maggioranza ("Nessuno sta votando a cuor leggero la fiducia a questo governo"), dice che bisogna stare all'erta: "Se il governo Draghi modificherà la riforma della prescrizione o il reddito di cittadinanza ci sarà il Vietnam parlamentare". Ma ciò non toglie che i dissidenti si debbano assumere le proprie responsabilità: "Non hanno rispettato il mandato della base. Non c'è altra strada".

 

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