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le trattative a montecitorio

Giustizia, così Italia viva boccia la mediazione di Orlando sulla prescrizione

Il vicesegretario dem aveva convinto i capigruppo del M5s a fare un passo indietro. Troppo poco per Renzi, che sceglie di rilanciare. Si alza la tensione al tavolo delle trattative

redazione

Il vicesegretario dem ha chiesto, al tavolo di maggioranza, di accelerare per ridurre i tempi dei processi ed eventualmente rivedere la riforma della prescrizione entro sei mesi. Il M5s apre. Per i renziani però non c'è nessun accordo

L'impegno a portare avanti la riforma del processo penale, per accorciare i tempi della giustizia, entro sei mesi. Trascorsi invano i quali si metterebbe mano, a quel punto, alla riforma della prescrizione votata dal governo gialloverde. È la proposta che il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ha messo sul tavolo dei partiti di maggioranza, radunati da due giorni attorno al presidente della Camera Fico per cercare di trovare un accordo di fine legislatura. Una sorta, per l'appunto, di lodo Orlando, che a quanto riferiscono fonti che stanno prendendo parte alla trattativa troverebbe i cinque stelle favorevoli a un'apertura. Di tutt'altro avviso però, sarebbe la delegazione di Italia viva, che subito ha voluto chiarire come "non condivide il loro Orlando" e che a ora "non c'è nessun accordo sulla prescrizione e sul processo penale". 

 

"Ci sembrava utile offrire un contributo per sbloccare questa situazione e abbiamo avanzato una proposta per mettere in discussione quello che finora è stato un tabù: la immodificabilità della norma Bonafede", ha commentato lo stesso Orlando all'Agi. "Partendo da quella che era stata la proposta di Walter Verini, mi sembrava importante mettere in moto un meccanismo positivo che chiedeva al M5s di rimuovere la immodificabilità. Dal M5s c'è stata una inattesa apertura, mentre da Italia Viva è arrivato un No. Speriamo di potere proseguire su questa proposta".

 

I renziani sono sempre stati tra i più critici nei confronti della condotta giustizialista impressa al ministero della Giustizia da Alfonso Bonafede, sulla cui relazione alle Camere il governo la scorsa settimana, prima che Conte decidesse di dimettersi, probabilmente avrebbe rischiato di ottenere un voto sfavorevole. L'evoluzione di quest'oggi aggiunge un altro tassello all'infinita questione giustizia, uno dei punti su cui un compromesso tra Renzi e il M5s sembra più arduo da raggiungere.