(foto Ansa)

Su Cesa il M5s rispolvera la "questione morale". E questo complica le trattative

Luca Roberto

Sia Di Maio che Di Battista hanno preso una posizione netta sull'indagine in cui è coinvolto il segretario dell'Udc: "Non si parla con chi è indagato per reati gravi". Il rischio di sbarrare la strada ai forzisti

Non davano l'idea di procedere spedite, ma l'intoppo di quest'oggi rischia di interrompperle del tutto. Parliamo delle trattative che il presidente del Consiglio Conte sta portando avanti nell'intento dichiarato di allargare il perimetro della maggioranza a forze popolari e socialiste che sostiuiscano Italia viva. E se cioè è accaduto è perché in mattinata si è saputo che Lorenzo Cesa è indagato per associazione a delinquere in un'operazione della Procura di Catanzaro che ha coinvolto apparati politici e imprenditoriali accusati di avere connessioni con la n'drangheta. Parolina, quest'ultima, che è bastata per riaccendere nei cinque stelle gli atavici istinti giustizialisti e interrompere qualsiasi dialogo per coinvolgere la pattuglia di senatori dell'Udc nel governo.  

 

 

Il primo a esprimere il proprio malcontento è stato Alessandro Di Battista. "Chi ha condanne sulle spalle e indagini per reati gravi, perché Cesa non è certo indagato per diffamazione, non può essere un interlocutore. Si cerchino legittimamente i numeri in Parlamento tra chi non ha gravi indagini o condanne sulle spalle", ha detto in un'intervista a Repubblica. Seguito, nel giro di poche ore, da un duro post su Facebook a firma Luigi Di Maio. "Ciò che andrebbe riconosciuto al Movimento è aver chiuso ogni spazio di manovra a chi credeva che la politica fosse un salvacondotto dai problemi giudiziari. Di fronte ad ogni più piccolo sospetto (di altri, ricorderete il caso Siri) abbiamo agito garantendo pulizia a tutto il sistema. Sono questi i principi che da sempre regolano ogni nostra iniziativa", ha scritto il ministro degli Esteri. Che ha riconosciuto come lo sforzo di coinvolgere altre forze politiche, in questa fase, sia ambizioso. A patto però, di non oltrepassare un'asticella che il Movimento considera insuperabile. "Con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato, ora mi sento di dire che mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi. È evidente che questo consolidamento del Governo non potrà dunque avvenire a scapito della questione morale, dei valori che abbiamo sempre difeso e che sono fondanti del progetto 5 Stelle", aggiunge infatti l'ex capo politico. 

 

Se la strada per arrivare a un'intesa con la componente centrista sembrava già particolarmente impervia, la presa di posizione dei vertici del Movimento complica ulteriormente il quadro. Non tanto per la porta sbarrata a Cesa, che d'altronde avrebbe potuto offrire in dote al massimo 3 senatori: Antonio De Poli. Paola Binetti e Antonio Saccone. Quanto per il precedente che il rivendicare nuovamente la "questione morale" introduce al tavolo delle trattative. Quasi che i grillini vogliano stigmatizzare qualsiasi contatto con chiunque sia rimasto in passato coinvolto in faccende giudiziarie. E non servono i retroscena per immaginare che il vero obiettivo di questa strategia possano essere Silvio Berlusconi e il gruppo parlamentare di Forza Italia.