(foto Ansa)

Perché l'indagine su Cesa può essere un problema per il governo

Luca Roberto

Conte puntava ad allargare la maggioranza anche ai tre centristi dell'Udc Saccone. Binetti e De Poli. Cosa faranno dopo le dimissioni del loro segretario?

Senza spiegarne l'antefatto, non si capisce perché la notizia abbia fatto così scalpore. Lorenzo Cesa è finito nel novero degli indagati (per associazione a delinquere sempilce) dalla Procura di Catanzaro nell'ambito dell'operazione Basso profilo: un avviso di garanzia risalente a fatti del 2017, in un'operazione investigativa sui collegamenti tra n'drangheta, rappresentanti politici e mondo imprenditoriale. E che per altro ha portato l'assessore al Bilancio della Regione Calabria, Francesco Talarico (sempre dell'Udc) agli arresti domiciliari. Per prima cosa Cesa ha annunciato di essersi dimesso da segretario del partito, e che si ritiene "totalmente estraneo" ai fatti che gli vengono contestati. Ma il motivo per cui il lancio d'agenzia ha occupato l'apertura dei giornali online è dovuto al fatto che Cesa era diventato, nel pieno svolgimento della crisi di governo, uno dei principali interlocutori per cercare di allargare il perimetro della maggioranza. E non a caso, nell'appello fatto alle Camere da Conte per cercare di coinvolgere "popolari e socialisti", la strizzata d'occhio all'Udc non era sembrata casuale. 

 

E di fatti, come avevamo raccontato sul Foglio, Cesa era stato, sin dallo strappo di Italia viva, il delegato a trattare per il gruppetto di tre senatori di quel che rimane dello scudo crociato: Antonio De Poli, Paola Binetti e Antonio Saccone. Della Binetti, a un tratto, s'era parlato pure come papabile ministra della Famiglia, anche perché lei stessa s'era incaricata né di confermare né di smentire. Solo professare un impegno per certi valori, vissuti come paletti inderogabili. Al ché Monica Cirinnà, interrogata sul punto, aveva opposto una resistenza zen: nessun passo indietro sui diritti civili in caso di nuove adesioni centriste, aveva risposto, lei che della legge sulle unioni civili è stata l'ispiratrice. 

 

Ieri Conte, dopo essere stato ricevuto dal capo dello stato Mattarella al Quirinale, ha chiesto altri 10 giorni di tempo per trattare. Dopo di che, ha confessato, se lo stallo continuasse non rimarrebbe che andare a votare. Giusto a ridosso dell'inizio del semestre bianco. Un modo per mettere i responsabili di fronte a una disuassione, per produrre l'effetto di uscire allo scoperto in tempi brevi, senza troppo indugiare. Posizione che l'Udc a guida Cesa sapeva presidiare con naturalezza. Chissà che la sua "interdizione", data la schizzinosità grillina, non produca l'effetto di bloccare tutto. E lasciare De Poli, Binetti e Saccone lì dove sono adesso. 

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