A Tomaso Montanari non piacciono i forestieri: non possiamo accoglierli tutti!
Lo storico dell'arte, autoimprestato ma senza grandi risultati alla politica, è contento di Firenze città vuota: anche il coronavirus ha fatto cose buone
-
Il virus e gli altri
-
C'è un virus agli Uffizi
-
Raffaello al Quirinale
-
Raffaello a Roma, Leone X restaurato con sostegno di Lottomatica
-
“Non trasformiamo la precauzione in una psicosi”. Nardella ci parla dalla sua quarantena
-
Dimenticato il nesso tra pandemia e climate change? Un richiamo alla saggezza
-
Il mistero delle buste incendiarie varca i confini del Lazio
-
L'emergenza Covid-19 suggerisce che i blocchi del traffico non funzionano
-
Dopo l'epidemia? Protezionisti e ambientalisti uniti per distruggere la globalizzazione
Scrive Tomaso Montanari sul Fatto quotidiano che il coronavirus ha fatto anche cose buone. Poi, la prossima settimana, dirà pure che salutava sempre. “Anche dal pessimo coronavirus abbiamo il modo di ricavare qualcosa di buono” si lancia lo storico dell’arte, autoimprestato ma senza grandi risultati alla politica, in un articolo in cui mischia argomenti vari – la sanità, il turismo, il cambiamento climatico – per dire in un colpo solo che la decrescita è bella e che dobbiamo fare il culo alla globalizzazione. “La decrescita obbligata da virus dovrebbe darci la forza di capire che è tempo di consumare di meno, di far viaggiare di meno le merci, di lavorare per un numero minore di ore e così via. Di rinunciare, insomma, a questo devastante modello di crescita infinita” scrive Montanari, docente all’Università per Stranieri di Siena, che non vedeva l’ora di usare il coronavirus per ripetere ancora una volta quanto troppo turismo c’è a Firenze e che stavolta però è arrivata fortunatamente la grande livella a svuotare le strade del centro storico: “C’è poi un risvolto tutto italiano di questa lezione: quello che riguarda la decisa frenata della turistificazione di città come Venezia o Firenze, che hanno improvvisamente perso circa la metà delle prenotazioni, e che in questi giorni appaiono belle e accoglienti come non lo erano da trent’anni almeno. Una tragedia economica, un paradiso civile e sociale: possibile che questa clamorosa contraddizione non ci dica qualcosa sulla follia di un modello che distrugge inesorabilmente la ‘bellezza’ che vende?”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- David Allegranti @davidallegranti
David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.