
Ushio Shinohara. Doll Festival, 1966 - Hyogo Prefectural Museum of Art (Yamamura Collection) - © Ushio and Noriko Shinohara
Lode al globalismo che sovranisti e populisti non riescono a capire
Nessuno dei grandi temi con cui deve fare i conti un paese mediamente sviluppato può essere risolto senza attingere dalla dottrina globalista. Che non ha distrutto la capacità delle nazioni di governarsi ma le ha migliorate. Un gran libro
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Quand’e che avremo il coraggio di affermare con forza che il globalismo non ha distrutto la capacità delle nazioni di governarsi ma le ha semplicemente migliorate? Se in Italia ci fosse davvero un editore interessato a diffondere un pensiero alternativo sia rispetto al solito cialtronismo nazionalista sia rispetto a un certo bullismo anti populista, quell’editore dovrebbe con urgenza chiedere alla Rowman & Littlefield i diritti per pubblicare in italiano un libro formidabile scritto da un giovane ricercatore dell’American Enterprise Institute. Il libro si chiama “In difesa del globalismo”, titolo audace. L’autore si chiama Dalibor Rohac e la tesi di questo bellissimo saggio è molto attuale e potrebbe essere così sintetizzata: nessuno dei grandi temi con cui deve fare i conti un qualsiasi paese mediamente sviluppato può essere risolto senza attingere dalla dottrina globalista. I leader nazionalisti – salvo poi scoprire a poco a poco di essere isolati nelle loro dinamiche extra territoriali perché il sovranismo è per natura nazionalista e usa gli alleati stranieri solo quando questi possono essere trattati come degli utili idioti disposti a difendere gli interessi di altri paesi – possono dire quanto vogliono di non credere negli stati-nazione, possono dire quanto vogliono di voler difendere i propri confini, possono dire quanto vogliono di essere argini contro le forze del male, contro i burocrati oscuri e contro le forze internazionaliste.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.