Matteo Salvini (foto LaPresse)

Sorpresa: il partito della nazione alla fine lo ha fatto Salvini

Giuliano Ferrara

Le opposizioni si sono lasciate sfuggire l’esperimento macroniano ma basta fare il proprio e l’occasione si ripresenterà

Con il Truce non si può e non si deve, ovvio, nemmeno se funzionasse il jukebox nella moraviana Sabaudia. Con Giggino si farebbe ridere dietro, e purtroppo senza di lui pure. Ma il partito della nazione è una realtà difficile da negare. Una mozione di tre righe permette a Lega, Forza Italia e Fratellini di votare con il Pd per la Tav, unità appassionata o anche fredda per il buonsenso e il famoso bene del paese: è un fatto politico, mi pare. Renzi ci tiene a non essere confuso ad arte con Berlusconi e con il Truce: comprensibile, impeccabile, nel caso della trucidezza, sebbene alla fine la mozione si sia ridotta a tre righe, et pour cause. Quanto a Berlusconi, è un altro paio di maniche. L’alleanza con lui, allora reietto della penisola, lo portò al governo con un programma di riforme anche istituzionali, gli 80 euro e il Jobs Act furono in continuità con il nuovo alleato, la rottura dell’alleanza su Amato presidente della Repubblica, che guaio, distrusse tutto. Renzi aveva provato a dire alla Aspesi e a Veronesi che era meglio emulare il Cav. e eventualmente farsene affiancare piuttosto che trattarlo da bandito, magari per evitare i successivi bolsonareggiamenti. Fu il Nazareno. Con il 40 per cento e più alle europee il gioco era quasi riuscito, poi l’errore che fece il Duca sul Quirinale, e fu cagione dell’ultima ruina sua, e nostra (spero ci sia un capitolo su questo nel Machiavelli di Antonio Funiciello, presto in libreria).

 

Dove c’è il maggioritario, si fa come a Londra e a Parigi, molti problemi molto onore. Dove c’è il sistema spagnolo, si vota ogni sei mesi, e intanto la società se la cava. Dove c’è il proporzionale corretto, come in Germania e in Italia ora, c’è o ci dovrebbe essere, ipotesi ormai tramontata, il partito della nazione, cioè una cosa assai simile a Denis Verdini (non la cara Francesca, Denis, e il Denis di appena ieri). Oggi l’opposizione deve ricostruire una società smandrappata e feroce, a forza di criteri di vita e di cultura e di buone maniere, non ha tempo per partiti della nazione, e non ha le forze, per adesso. Il successo della distruzione incrociata dei Giggini implica a specchio 400 deputati leghisti probabili, e guai anche peggiori di quelli attuali, che non mancano. Una destra non truce, alla Cerasa o alla Panebianco, ci salverebbe e riproporrebbe la questione del partito della nazione, nella forma di una alleanza possibile, una Grosse Koalition, ma è all’ordine del giorno un po’ sì e un po’ no.

 

Dunque inutile agitarsi troppo, distinguersi, isolarsi, aventineggiare, ché poi l’Aventino fu la prima vacanza intelligente, e portò molto male alla Patria e all’opposizione. Bisogna fare il proprio, anche tirando qualche buon cazzotto. Il proprio dell’umano, del cristiano, del laico sensibile alle forme. Il proprio dei mercati mondiali, benedetti e maledetti, dei sindacati finalmente rinsaviti (almeno Landini), il proprio degli Erasmus, che non stanno tutti a Milano Marittima, il proprio della sovranità europea, bisogna tifare contro Trump, Bolsonaro e Putin, e cercare di vedere se Boris Johnson si rivelerà nuovamente una truffa, stavolta per i suoi accaniti seguaci, affidandosi nel frattempo a Macron e a Brigitte. Il proprio della libertà di stampa non si sa più bene che cosa sia, in un paese di maschere ruffiane, ma anche quel proprio va tentato. Potevamo fare un esperimento come En Marche!, le parti de la Nation, ci siamo lasciati sfuggire l’occasione, che puntualmente si ripresenterà. Basta aspettare e fare il proprio.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.