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“E' ora di dire la verità: l'autonomia si è fermata”, dice Bonaccini

“Zaia e Fontana? Capisco il loro imbarazzo. Al Pd serve un’iniziativa forte”. Parla il governatore dell’Emilia Romagna

Roma. Dice Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, che sull’autonomia il governo non sta facendo niente. Anzi, aggiunge, “a me pare si stia facendo a gara tra Lega e 5 Stelle per chi resterà col cerino in mano. Non mi sono mai permesso in questo confronto, che dura ormai da un anno, di fare speculazioni o strumentalizzazioni politiche, perché rappresento una Regione e ho sempre provato a costruire un’intesa con il Governo nel suo insieme. Registro però che da mesi il lavoro nei ministeri si è fermato, pur a fronte dell’impegno della ministra Stefani che considero sincero e apprezzabile. E prevale oggi un gioco delle parti all’interno della maggioranza che ha ben poco di istituzionale. Quanto ai colleghi Fontana e Zaia, posso dire che abbiamo lavorato insieme, pur su impostazioni talvolta piuttosto distanti, per inchiodare l’esecutivo ad un’assunzione di responsabilità. Con risultati deludenti, purtroppo. Capisco tuttavia che loro hanno un elemento di imbarazzo in più essendo la Lega al Governo”.

     

Senta Bonaccini, mancano pochi mesi alle elezioni in Emilia Romagna. Non pensa che ci sia il rischio che per il Pd l’unità, a livello nazionale, più che un mezzo per affermare un’idea sia diventata un fine, con il rischio di non dire nulla? “L’unità è una precondizione per l’esistenza di un partito che ha vissuto troppo a lungo di strappi e litigi continui. Dico sempre che se parli con 100 voci diverse, i cittadini rischiano di non cogliere neppure le cose giuste che hai da proporre, nella confusione che produci. Ciò detto, credo che superata positivamente la prova del fuoco delle europee e delle amministrative, occorra adesso rilanciare un’iniziativa forte su basi nuove, fuori dalle logiche e dagli schemi che ci hanno tenuti inchiodati nei mesi scorsi. Ci sta che dopo una sconfitta come quella dell'anno passato ci si possa scontrare anche sulle ragioni diverse, ma ora è il tempo di ripartire per costruire una alternativa come Pd e come centrosinistra”.

    

Secondo lei perché in questi mesi la Lega è riuscita a essere considerata un’alternativa al governo più dello stesso Pd? “In parte per le ragioni che ho detto, tornare ad essere un’alternativa credibile per chi ha perso non è mai una cosa semplice e rapida; in parte perché il gioco delle parti su cui è nato e vissuto il governo in questo anno inizia a rendersi evidente solo adesso che il Paese si è fermato, i conti pubblici sono fuori controllo e le scelte da assumere diventano pesantissime. La Lega ha avuto la capacità di scaricare sull’alleato di maggioranza tutte le colpe e di intestarsi il poco fatto. Ora però che le parti si sono invertite e la Lega ha raccolto il doppio dei consensi dei 5 Stelle spetta ad essa indicare le soluzioni. Ed è già in difficoltà: evoca la flat tax per non parlare dell’Iva che aumenterà e dei tagli ai servizi che si preparano a fare. Vedo crescere la frustrazione proprio degli amministratori leghisti del nord, che si aspetterebbero serietà e non vogliono, invece, subire le conseguenze dei disastri preparati in questo anno”. Altra questione. Possiamo dire che per il Pd sarebbe un errore passare per il partito che vuole regalare il governo dell’immigrazione alle destre? “Il problema dell’immigrazione non è di destra o di sinistra, esiste in quanto tale. Possono invece essere di sinistra o di destra le risposte che dai. Il governo ha promesso porti chiusi e rimpatri: se guardo i numeri, i rimpatri non stanno funzionando mentre le persone arrivano dagli aeroporti. Ma soprattutto abbiamo abbandonato le città a loro stesse, tagliando le risorse necessarie per governare i problemi, e impedendo ai sindaci di organizzare in modo sensato l'ospitalità nei territori. Con l’unico risultato di far crescere le tensioni e l'insicurezza. Io credo che in Italia debba entrare chi ne ha diritto e possa restarci chi è nelle condizioni previste dalla legge. Non sono un buonista, sono un pragmatico che vuole legalità e che pensa che diritti e doveri debbano sempre stare insieme. Così come credo che si possano far rispettare le regole senza per questo sequestrare le persone in mare, come se gli scafisti e le loro vittime fossero la stessa cosa. La ricetta del governo non mi pare stia funzionando da nessuno di questi punti di vista”.

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