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La quota novecento dei comitati di azione di Matteo Renzi

David Allegranti

In attesa delle mosse di Calenda, le associazioni dell’ex segretario del Pd aumentano e organizzano eventi

Roma. In attesa che Carlo Calenda faccia le sue mosse, per ora soprattutto annunciate in qualche tweet, l’area moderata del centrosinistra è in fermento. D’altronde il condominio libdem è piuttosto affollato. C’è Calenda ma non solo lui. I comitati civici di Matteo Renzi sono diventati quasi novecento. Per aprirne uno servono almeno 5 persone e la media, spiega al Foglio Ettore Rosato, vicepresidente della Camera, che ne cura l’organizzazione, è sopra i 10. “I comitati sono distribuiti in tutta Italia, nelle grandi città ma stanno aprendo anche nei piccoli centri urbani. La maggior parte di coloro che aderiscono non arriva dal Pd”, dice Rosato, già capogruppo del Pd nella scorsa legislatura. “Non hanno neanche tutti votato il Pd alle ultime elezioni europee”. Qualcuno +Europa, qualcun altro Forza Italia. “Sicuramente non hanno votato partiti filogovernativi. Il grosso ha però votato per il Pd”. Ma di che cosa si occupano i comitati, diventati una sorta di architrave per un futuro eventuale partito renziano? “I comitati costituiscono una rete di persone che si impegnano su temi civili. Non c’è mai una discussione politica di antico stampo. Si parla di questioni concrete. Dalle fake news al lavoro, all’economia, all’immigrazione, allo ius culturae. Le discussioni entrano soprattutto nel merito, per questo i comitati sono luoghi che attirano così tante persone. Chi viene dall’esperienza del Pd è abituato ai circoli, che sono luoghi oggettivamente chiusi in cui difficilmente c’è un dibattito su temi concreti; sono piuttosto posti in cui avvengono riti fini a se stessi come l’elezione del segretario di circolo. Nei comitati tutto questo non avviene, c’è sempre un confronto di merito, per questo è molto più attrattivo per le persone, anche per i giovani che nei nostri comitati sono tanti”.

 

Ettore Rosato: “La maggior parte di coloro che aderisce non arriva dal Pd”. Ma chi viene dal Pd è abituato ai circoli, “che sono luoghi oggettivamente chiusi in cui difficilmente c’è un dibattito su temi concreti; sono piuttosto posti in cui avvengono riti fini a se stessi come l’elezione del segretario”

Qualche volta riescono anche a fare delle riunioni fra comitati, venerdì scorso Rosato è andato a trovare i militanti napoletani. Il 18 giugno ci sarà un appuntamento a Milano con Marco Fortis sui numeri di un anno di governo, poi il 12 luglio un’iniziativa sulle fake news. “Di solito vengono fatti più eventi locali che nazionali, anche perché la stragrande maggioranza delle persone non ha incarichi politici, è gente che lavora. Non è semplicissimo dire: ‘Ci vediamo a Roma il giorno tale’. Ma la Leopolda è considerato l’evento principale dove si ritrovano tutti” (quest’anno si terrà quella del decennale, dal 18 al 20 ottobre).

 

Ma se il Pd dovesse prendere una piega che non piace, i comitati che cosa farebbero? “I comitati non vivono di Pd, ognuno fa la sua strada. Non c’è mai all’ordine del giorno la questione ‘il Pd che fa’. Cerchiamo di occuparci dei contenuti per evitare discussioni che appaiono politiciste”. Ogni comitato è “specializzato” in qualcosa: dall’Europa alla giustizia. Alcuni cercano di diffondere quella che ritengono essere “vera informazione”.

 

A Firenze il comitato è nato a febbraio, lo gestisce Chiara Marconi. “Non ho tessere di partito (così come molti del nostro comitato), non sono mai stata una militante politica, fino a che le cose non sono cambiate per il mio paese”, racconta Marconi. “Nel momento in cui l’odio e il livore hanno preso il sopravvento, ho deciso di scendere in campo e di metterci la faccia. Dato i miei trascorsi giornalistici, ho scelto la sezione ‘Vero Vs Virale’, per combattere e le tante fake news che imperversano sui social (purtroppo anche sulle testate giornalistiche). Il nostro comitato Vero Firenze Ritorno al Futuro ci dà la possibilità di fare molto, di interagire con le persone, le più diverse, di scambiare idee e di portare dei contributi, per arginare con le nostre attività il mondo delle fake news”.

 

Il Comitato Vero di Milano, spiega il coordinatore Gianluca Pomo, “conta oltre dieci membri e nasce con lo scopo comune di contrastare ogni forma di populismo attraverso quella che noi amiamo chiamare ‘la costruzione di una nuova idea di civiltà’ che si basi su informazioni veritiere, competenza, merito, conoscenza. E quindi cultura. Da qui si intuisce il nostro impegno relativo alla campagna di raccolta firme in favore dello Ius Culturae con serate a tema e banchetti distribuiti in giro per la città di Milano. Abbiamo anche scelto di condividere la battaglia in sostegno di Radio Radicale che rischia la chiusura, così come, attraverso una pagina Facebook costantemente alimentata, abbiamo provato a smascherare, documentando attraverso testimonianze e fatti concreti, alcune tra le falsità che l’attuale governo ci propina ogni giorno”.

 

Il Comitato Giustizia di Mantova è nato, spiega il coordinatore Fabio Madella, “grazie alla voglia e impegno comune di alcuni colleghi avvocati, oltre che amici, che si riconoscono nella difesa di quei valori democratici sanciti dalla nostra Costituzione anche in materia di giustizia; vogliano aprire un confronto e dibattito critico verso recenti iniziative legislative che determinano una regressione degli obiettivi e delle garanzie offerte a tutti i cittadini per una giustizia in tempi ragionevoli ad esempio”. Aggiunge Chiara D’Errico, coordinatrice del Comitato Società Aperta di Vieste: “Ciò che ci ha spinto ad iniziare questo progetto è stata la convinzione di dover uscire dalla logica della ‘periferia geografica’ perché in questa fase nessuno può esimersi dal partecipare attivamente alla vita del Paese. Dinanzi a problematiche di scala globale, le soluzioni non possono più essere quelle in cui ognuno si limitava a guardare al proprio orticello, ma occorre pensare e agire su scala globale sia che si parli di ambiente, di energia, di economia o di flussi migratori”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.