Foto LaPresse

Una campagna elettorale a colpi di videogiochi

Maurizio Stefanini

Sono diversi i candidati che hanno lanciato giochi online per attirare l'attenzione degli elettori e conquistare qualche voto, soprattutto fra i più giovani

Nel 1836 il candidato presidenziale William Henry Harrison fu il primo, negli Stati Uniti, a usare il treno per attraversare il paese alla ricerca dei voti dei cittadini. La campagna elettorale Usa del 1924 fu la prima coperta dalla radio. Tra il 1931 e il 1932 Adolf Hitler fu il primo ad andare a fare comizi spostandosi in aereo. Il dibattito tra Nixon e Kennedy del 1960 fu il primo a far decidere un'elezione “via televisione”. Ai tempi di Tangentopoli divenne famoso il “popolo dei fax”. Barack Obama è stato il primo presidente eletto grazie a Internet e a YouTube, i Cinque Stelle sono cresciuti su Facebook, Trump ha vinto a colpi di Twitter e Jair Bolsonaro di WhatsApp. Ora la novità potrebbero essere i videogame.

 

In Italia, ad esempio, il sindaco Pd di Bari, Antonio Decaro, per cercare di essere riconfermato ha lanciato “Missione Bari”. Un gioco scaricabile gratuitamente sugli smartphone iOS e Android, ma disponibile anche online sul sito del candidato. L'utente veste i panni dello stesso Decaro e deve, tra le altre cose, aiutare i vigili a rimuovere le auto parcheggiate male sul lungomare, cancellare i graffiti lasciati dai teppisti e buttare i sacchi della spazzatura abbandonati. Il tutto doppiato in barese dagli attori Tiziana Schiavarelli e Dante Marmone. Progettato e sviluppato da Cube Comunicazione e Proforma, il gioco cerca di spiegare i principali punti del programma di Decaro con un pizzico di autoironia.

 

In Francia è stata invece Nathalie Loiseau a lanciare un Super Jam Bros chiaramente ispirato a Super Mario Bros. Politica, diplomatica e accademica, Nathalie è stata direttrice dell'École nationale d'administration prima di diventare ministro per gli Affari europei. Insomma, difficile trovare un personaggio dall’immagine più seriosa. Proprio per uscire dallo stereotipo si è affidata a questo videogioco, il cui protagonista è un “super” esponente dei Jeunes avec Macron (Jam), sezione giovanile del movimento macroniano. Anche il Super Jam può giocare gratuitamente on line e i giocatori vestono i panni di una versione digitalizzata della Loiseau che deve raccogliere le stelle della bandiera dell'Ue e affrontare due mostruosi avatar dei super-cattivi Marine Le Pen e Mélenchon. Quest’ultimo però ha a sua volta lanciato Fiscal Kombat in cui il suo alter ego prende a schiaffi diversi politici, industriali e banchieri e li costringe a restituire i soldi che avevano portato all'estero.

 

Al 2013 risale invece Final Candidation in cui il giocatore può impersonare un candidato che cerca di vincere le elezioni a colpi di dichiarazioni e alleanze. È c’è pure un Call of Salveenee in cui si può diventare Salvini, Grillo o Renzi a caccia di like su Facebook. Insomma i videogame sembrano poter essere uno strumento utile per conquistare voti e motivare gli elettori. Soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione che, negli ultimi anni, si sono allontanate dalla politica. 

Di più su questi argomenti: