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Così Decaro è riuscito a pedalare da un lato all'altro del Pd

Marianna Rizzini

Chi è il sindaco di Bari (al secondo mandato) che disorienta i compagni di partito: “infiltrato” renziano in area Emiliano o viceversa?, si domandavano i colleghi più diffidenti

Roma. Il suo diario della bicicletta, per dirla con David Byrne a spasso per New York, ha come prima pagina una giornata del 2004, quando Antonio Decaro, ingegnere e oggi sindaco pd di Bari al secondo mandato (scattato domenica scorsa con la rielezione e il 67 per cento dei consensi), è stato nominato assessore alla Mobilità e al Traffico nella giunta di Michele Emiliano, ex sindaco di Bari ed ex presidente della Regione Puglia. E da allora Decaro, che poi è stato anche parlamentare pd, ma di area renziana, ha pedalato metaforicamente da un lato all'altro del partito, tenendo per così dire insieme tutto il percorso, e non soltanto sul lungomare della sua città, dove ha messo in piedi tutta una serie di iniziative per ciclisti che andavano sotto il titolo di “Biciplan”, con il bikesharing anticipatore dei bikesharing delle più grandi città italiane e con il “park&ride”, parcheggia e pedala, divenuto talmente popolare da finire in un videogioco, quello che il sindaco ha fatto comparire sui social in un giorno dell'ultima campagna elettorale, lasciando per lo più attoniti gli osservatori non baresi. Trattavasi infatti di vera e propria sfida telematica (nome: “Missione Bari”. Obiettivo: conquistare “punti civiltà”) in cui il giocatore e possibile elettore correva sullo schermo con il sindaco (in versione cartone animato) e rispondeva a domande del tipo: che cosa faccio appena finisco di fumare una sigaretta? Il quiz a risposta multipla comprendeva anche l'opzione surreale “la schiaccio con la suola per evitare incendi”, oltre a quelle più civili “cerco un cestino” e “uso il posacenere portatile”, ma di risposta in risposta si potevano scandagliare i punti cardine del programma del passato e futuro primo cittadino. Perché il punto intanto era questo: la vittoria schiacciante di un sindaco Pd mentre altrove la Lega volava (e infatti il neo segretario del Pd Nicola Zingaretti, la notte dello spoglio, ha chiamato Decaro quando ancora, per dirla con il proverbio, il gatto non era nel sacco, ma la proiezione gli era parsa così favorevole che il margine di dubbio non l'aveva distolto dalla chiamata).

 

Lui, il sindaco, non si sente uomo da miracolo barese: “Si vince anche senza demagogia, basta lavorare tutti i giorni e conquistare la fiducia…se governi bene, il consenso arriva”, ha detto. E insomma il “tutti i giorni” del sindaco, raccontano in quel di Bari, comprende anche il rito della passeggiata a piedi nel fine settimana, passeggiata durante la quale “Antonio” viene fermato per strada e per nome: “Antonio fai questo; Antonio fai quello”. Capita altresì anche che qualcuno lo critichi aspramente ma lui, Antonio, la vede come opportunità di disintermediazione.

 

Sia come sia, “Antonio”, nel frattempo diventato anche presidente dell'Anci, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, è stato rieletto nonostante il percorso sui generis – da Emiliano a Renzi e ritorno, nel senso del dialogo con ambedue – o forse grazie al percorso sui generis. Cosa che disorienta i compagni di partito, a volte: a Roma c'è chi lo ricorda fuori da Montecitorio, verso sera, sempre con i renziani doc, e a Bari c'è chi lo considera ancora “creatura” dell'ex presidente della Regione Puglia. E' un “infiltrato” renziano in area Emiliano o viceversa?, si domandavano i colleghi più diffidenti. E la verità forse stava nel mezzo o era lontana comunque dai due estremi. Il sindaco di Bari l'ha spiegata così, in una recente intervista al Fatto quotidiano: “Non rinnego nulla, ma ho sempre mantenuto le mie idee, anche quando c’è stato da mettersi contro i governi, sia da sindaco che da presidente dell’Anci. Con Renzi, Gentiloni e Conte mi sono scontrato per difendere le comunità, ma ho sempre conservato ottimi rapporti istituzionali. Anche con Emiliano e Renzi contemporaneamente e vi assicuro che è stata una delle prove più difficili di questi anni”. Se lo dice lui ci si deve credere.

 

Intanto a Bari ancora si fischietta il rap “Colpa di Decaro?”, componimento satirico che prendeva spunto dalle accuse di un consigliere dell'opposizione su innumerevoli manifesti sparsi per la città. “Abbiamo pensato di farci una canzone”, ha detto Decaro, “non è la prima volta che cantavo, l’ho fatto spesso, anche sul palco del teatro Petruzzelli: una vergogna”. Un giorno tornerai a Roma?, gli hanno chiesto dopo la vittoria. Ma lui (per ora?) smentisce, e chissà se la verità sta nel mezzo anche in questo caso.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.