Il solito gioco sporco di Salvini coi migranti dell'Alan Kurdi

Il ministro dell'Interno impedisce l'ingresso in acque territoriali alla nave di Sea Eye. La Germania chiede un maggiore sforzo alla Commissione Ue per trovare un porto sicuro e ridistribuire i migranti

Luca Gambardella

Mentre la nave Alan Kurdi dell’ong tedesca Sea Eye resta a circa 50 chilometri da Lampedusa con mare mosso e vento forte, l’Italia ha dato la sua disponibilità a fare sbarcare due bambini (uno di 11 mesi e un altro di 6 anni) e le loro mamme. A bordo restano le altre 60 persone – la maggior parte di loro è di nazionalità nigeriana – recuperate due giorni fa al largo della Libia, in acque internazionali. Sono loro i nuovi ostaggi della politica migratoria dell’Ue, che nelle ore successive al salvataggio ha ripreso a lanciare annunci dalle diverse capitali europee, senza arrivare ancora a un accordo su chi e come dovrà accogliere i migranti.

  

Dalla scorsa notte la nave è impegnata in una serie di rotte evasive tra Malta e Lampedusa, delle manovre eseguite per sfuggire alle condizioni meteo avverse. In queste ore concitate, fresco dell’incontro avuto a Parigi coi ministri dell’Interno dei paesi del G7, Matteo Salvini ha ribadito che l’imbarcazione, che batte bandiera tedesca, non attraccherà in Italia e ha chiesto proprio alla Germania di prendersi carico dei migranti. A nome del governo di Berlino ha risposto un portavoce di Horst Seehofer, il ministro dell’Interno della Csu, molto vicino alla Lega di Salvini in tema di politiche migratorie. La Germania si dice pronta a contribuire all’accoglienza dei migranti della Alan Kurdi, ha detto il ministero dell’Interno tedesco, ma chiarisce di non essere “la sola responsabile” del destino di 64 persone. Per Berlino serve “un'azione comune" ed è "spiacevole" – ha aggiunto il portavoce – l’assenza di decisioni "durevoli a livello Ue" per quanto riguarda la suddivisione dei migranti salvati nel Mediterraneo. "Siamo ancora lontani molte miglia da una soluzione europea" e “la Commissione deve essere molto, molto più attiva".

  

E se le parole di Berlino oscillano tra la buona volontà a contribuire all’accoglienza e il consueto refrain dello scarica barile nei confronti delle istituzioni europee, è utile ricordare che Seehofer non è mai stato un sostenitore delle soluzioni condivise in materia di migranti e che il suo partito nazionalista ha puntato molto alla chiusura delle frontiere. Dopo l’incontro di Parigi con i colleghi del G7, Salvini torna in Italia forte anche dell’endorsement del governo francese. Ieri, nel corso di una conferenza stampa congiunta con Salvini, il ministro dell’Interno di Parigi, Christophe Castaner, ha elogiato il collega italiano, soprattutto per avere arginato le attività di salvataggio condotte dalle ong. Organizzazioni come Sea Eye, ha detto Castaner, “svolgono un ruolo essenziale per aiutare i migranti” ma in alcuni casi si è notato che “c’è stata indubbiamente una certa collusione” con i trafficanti. Castaner si è detto soddisfatto anche del codice di buona condotta delle ong voluto da Marco Minniti, il predecessore di Salvini al Viminale. “Si tratta di una realtà documentata dal luglio 2017”, ha spiegato il ministro francese senza specificare la fonte di queste documentazioni (finora la giustizia italiana non ha mai raccolto prove su un legame presunto tra ong e trafficanti di esseri umani).

  

Al di là degli apprezzamenti – finora solo a parole – raccolti da Parigi e Berlino, l’Italia al momento non ha ottenuto alcun sostegno concreto sul caso della Alan Kurdi. Se dovesse arrivare nel giro delle prossime ore, si tratterebbe del solito accordo estemporaneo tra paesi volenterosi che Salvini potrebbe rivendere come grande successo diplomatico del suo governo. In una politica fatta di annunci piuttosto che di decisioni politiche, il ministro leghista avrà accolto positivamente le parole arrivate da Berlino in particolare, finalmente in linea con la sua retorica anti Ue. La Germania ha chiesto alla Commissione europea una cabina di regia per individuare un porto sicuro e ridistribuire i migranti. Tuttavia la Commissione non ha poteri per risolvere il caso dell’Alan Kurdi e per individuare un punto di sbarco, la cui competenza resta agli stati membri. E se Seehofer chiede maggiore impegno al Berlaymont per cercare una soluzione automatica e duratura sulla ridistribuzione dei migranti, il ministro tedesco sembra dimenticare che anche questa competenza resta nelle mani degli stati membri. E soprattutto che il Consiglio Ue ha da due anni sul proprio tavolo una proposta per un sistema obbligatorio di ripartizione dei migranti in Europa, elaborato proprio da Commissione e Parlamento europeo e rimasto lettera morta per via dell’impegno scostante dei paesi membri.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.