La sede del Pd in via del Nazareno (foto LaPresse)

Ritira Nazareno!

Giuseppe De Filippi

Viva la Ztl. Zingaretti vuole spostare la sede del Pd. Ma il centro, anche quello storico, è il luogo dove si vince

Sbaraccare, smantellare, verbi un po’ salviniani, che sanno di ruspa: non ce ne abbia Nicola Zingaretti, ma usandoli per rivelare la sua intenzione di chiudere l’attuale centralissima sede del Pd, detta il Nazareno, e andare altrove, ha dato l’impressione di voler stupire l’interlocutore, che era Fabio Fazio. Con un po’ di memoria, o un po’ di Google, però, tutto si affloscia. La clamorosa decisione ridiventa un semplice, probabile, forse anche sensato, trasloco, e i verbi iperbolici si svuotano. Perché quella sede, che era della Margherita, ai Ds, altro pezzo fondante del Pd, non era mai andata a genio. E, insomma, non comincia ora la storia della ostilità al bel palazzo di via Sant’Andrea delle Fratte.

 

Google ci fa vacillare con una ricorrenza inebriante di fatti e fatterelli. Perché, per dire, nel 2010 si leggeva, grazie al buon Goffredo De Marchis, che il Pd intendeva traslocare dal Nazareno e il dibattito era aperto. Tutt’altro tono però: il trasferimento veniva motivato con l’esigenza di più spazio, servivano, si diceva, tra i 4.000 e i 4.500 mq contro i 3.000 del Nazareno. Non se ne fece nulla, tra qualche residuo malumore nell’anima più diessina del Pd. Smontato il clamore e il sentore di ruspa, eccoci alla questione vera: dove andare. Zingaretti dribbla questa fatale domanda, non se ne abbia (e due) ma per tenersi sul vago passa dal lessico salviniano a quello dimaiano o casaleggiano e quindi, sempre ascoltante Fazio, rivela di voler aprire “varie sedi a Roma e in tutto il paese con spazi di coworking delle idee per ragazzi e ragazze”. Via dal palazzo, insomma, e via dai riti partitici, per far abitare invece il futuro Pd in una specie di condivisione californiana degli spazi di lavoro e di pensiero, per scambiarsi idee, partecipare. C’è anche, tratteggiato dal segretario, un modello architettonico, con un piano terra, il vero luogo dell’apertura alla società, a disposizione di chiunque voglia entrare a portare idee e proposte, nel quale, per non essere solo 2.0, verrebbe piazzata anche una bella libreria. Quindi non solo a portare idee si andrà ma anche, si spera, a formarsene qualcuna con buoni libri. Vabbè, ma il segretario e i dirigenti da qualche parte dovranno pur stare. E senza una base si rischia di sembrare dei Re medievali con la corte itinerante. Ma Zingaretti che si accampa a rotazione tra i vari insediamenti Pd, dovendo pure disturbare i giovani impegnati nel coworking, non sarebbe né un bell’esempio né un’opzione logisticamente fondata. No, almeno il segretario e un’agile struttura di vertice uno straccio di ufficio e di indirizzo lo devono avere. E arriverà il momento delle scelte. Perché, se lasci il Nazareno, allora potrebbe venire la tentazione di lasciare proprio la Ztl e mollare il centro, pur fedele nel voto, al suo destino declinante.

 

Errore fatale, sarebbe. Il centro non è solo ben piazzato per frequentare gli altri luoghi della politica risparmiando in chilometri, ma è anche libero da caratterizzazioni. Mentre guardandosi attorno a 360 gradi, ma senza allontanarsi troppo per non svenarsi di taxi, ecco quartieri pieni di opportunità, certo, ma ancor più forieri di rischi. Puntiamo lo sguardo verso nord ed ecco, vabbè, neanche vorremmo nominarli, che poi si litiga, i Parioli. Passiamo al Flaminio, buono ma forse troppo Auditorium-centrico e Zingaretti qualche segno di autonomia intellettuale lo deve pur dare. Prati e Delle Vittorie sanno troppo di avvocati, procura, tribunale e ci abita D’Alema. Proseguite pure ma non se ne viene fuori. Il centro, alla fine, per quanto uno scalpiti e per quanto se ne dica, è il luogo dove si vince.

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