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La mini-gogna dei comunicatori politici ai tempi delle chat di WhatsApp

David Allegranti

Com'è cambiato il modo di non essere graditi ai potenti. La cacciata "pubblica" di Monica Guerzoni dal gruppo Salvini News 2

Roma. Stare sul gozzo ai politici fa parte delle regole del gioco nel mestiere di giornalista. Solo che adesso il modo di non essere graditi ai potenti è cambiato, visto che è cambiata anche la modalità di relazione fra politico e giornalista. Adesso per comunicare ci sono i gruppi su WhatsApp, dove portavoce e comunicatori dei partiti offrono notizie privilegiate e in anteprima a un gruppo ristretto di cronisti che sono stati aggregati alla cerchia, ma come si sa in ogni gruppo di chat chi comanda è l’amministratore. Essere inseriti in queste liste, che servono ai comunicatori per uniformare l’informazione (i giornalisti rischiano così di essere uniformati) è difficile. Essere invece cacciati è molto facile. Ieri il Corriere della Sera è uscito con un articolo su Matteo Salvini e i rapporti fra Lega e Cinque stelle dal titolo “‘Così non reggiamo’. Il ministro dell’Interno telefona al premier”.

 

Prontamente, alle 8,50 di mattina, Iva Garibaldi, portavoce di Salvini, ha diffuso sulla chat il seguente messaggio: “Lega: un’invenzione la telefonata Conte Salvini. Nessuna telefonata Conte-Salvini, nessun incontro, nessuna preoccupazione, nessun ‘Salvini furioso’. La ricostruzione pubblicata oggi dal Corriere a firma di Monica Guerzoni è surreale e completamente inventata. I rapporti con il presidente del Consiglio sono cordiali e si lavora per la soluzione del dossier sul tavolo del governo”. Nel giro di pochi istanti sulla chat “Salvini News 2” compare la scritta: “Iva Garibaldi ha rimosso Monica Guerzoni”.

 

Per carità, stupirsi di come i politici cerchino di orientare il dibattito pubblico sarebbe ingenuo, il potere è naturalmente portato ad auto tutelarsi, lo fanno e lo facevano tutti (anche Filippo Sensi, ai tempi di Renzi, aveva una sua lista, così come ce l’ha oggi Rocco Casalino gran capo della comunicazione di Palazzo Chigi). Adesso però c’è una piccola – neanche tanto piccola a dire il vero – involuzione: il giornalista “cattivo” viene non solo allontanato dal giro di informazioni – un fatto che un tempo sarebbe rimasto privato, prima del tempo delle chat. Adesso la cacciata è visibile agli altri membri, è di dominio pubblico, e il reprobo esposto a una mini-gogna di fronte ai colleghi: il suo scalpo appeso, in modo che capiscano come va il mondo e chi è che comanda. La solita vecchia storia: colpirne uno per educarne cento.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.