Marcello Pera (foto LaPresse)

Cercando l'euro destra

Salvatore Merlo

Marcello Pera scruta, ma tra fallimento del berlusconismo e paure, vede solo un Salvini in cravatta

Roma. “Una destra anti Salvini? Ma c’è già basta guardare bene”, dice con ironica suspense, “la destra europea e non sbracata è… Salvini”. E insomma non si sa bene se ci sia del fatalismo, del sarcasmo, o forse una speranza affidata alla beffarda sapienza del destino, ma Marcello Pera, filosofo, ex presidente del Senato nell’epoca d’oro del berlusconismo strapotente, dice che “il becerume è la superficie astuta di Salvini. Ma quando sarà abbastanza gonfio di voti e sicuro dei propri mezzi, quando inevitabilmente si separerà da Luigi Di Maio, allora vedrete che metterà la giacca e pure la cravatta. Raccoglierà tutta l’eredità di Silvio Berlusconi. Non solo i voti, ma pure il ceto politico. Vedo che in Europa la Lega già cerca un accordo con il Ppe. La metamorfosi ha da venire, ma non potrà che esserci”.

 

Si può dunque moderare un immoderato? “E’ una domanda filosofica o esistenziale, non saprei. Ma c’è già adesso una distanza avvertibile tra quello che Salvini dice e quello che poi fa davvero. Non rompe mai. Basta osservare quello che è successo con l’Europa sulla manovra. Il ragazzo è avvertito. Cerca di prendere più voti possibili, ma credo sappia benissimo distinguere tra quello che si può fare e quello che invece non si può fare. Se poi mi si chiede se mi piace, dico di no. Non corrisponde al mio gusto estetico. Ma questo non ha molta importanza. Posso dispiacermi che in Italia manchi la pedagogia alimentare, ma devo prendere atto che la gente mangia la Nutella. E Salvini asseconda questi gusti alimentari, che sono piuttosto pesanti ma allo stesso tempo gratificanti. D’altra parte in Italia è fallita la rivoluzione di Berlusconi, e poi anche quella di Renzi. Quindi che ci vogliamo fare? Una destra ‘normale’ in Italia non c’è mai stata. Salvini rientra nell’anomalia”. (segue a pagina quattro)
E allora Pera lo ripete, “questa destra non ci piace. Ma ditemi voi quale ceto sociale potrebbe mai innalzare una bandiera diversa da questa? Dov’è il ceto sociale della destra repubblicana, europea?”.

 

Il vecchio ceto medio. “Che è caduto in povertà. E’ spaventato, impaurito e ha provocato questa trasformazione della destra. Cosa gli dici al ceto produttivo? Flat tax? Va bene. Ma la flat tax non si può fare, perché non ci sono i soldi. Allora è chiaro che questa gente va con chi gli dice: ‘Ti proteggo io’. Noi bravi etici ed estetici come potremmo mai spiegarci altrimenti il fatto che Di Maio prende ancora voti? O come ci si potrebbe mai spiegare il fatto che Salvini cresce nelle intenzioni di voto anche tra gli elettori del centrodestra classico malgrado faccia una politica di governo assistenzialista e statalista? Diciamo la verità: siamo con un piede lievemente nel fango. Gli ultimi venticinque anni hanno segnato il fallimento del tentativo berlusconiano. Poi, con una rapidità sorprendente, si è anche spenta la fiamma di Renzi. Tutti i delusi da Berlusconi avevano pensato che Renzi, rottamati i comunisti, avrebbe creato il Partito della nazione. E invece è andata com’è andata. Dopo due rivoluzioni fallite, perché dovremmo mai stupirci di Salvini? Quello che mi turba e mi fa senso è l’atteggiamento di una parte della stampa italiana. Che ha coltivato l’antipolitica, l’anticasta, il populismo, per utilizzarlo prima contro Berlusconi e poi contro Renzi. E adesso si trovano con Di Maio e Salvini”.

 

Non ci può essere una destra diversa? “E lo spazio dov’è? Salvini sta assorbendo l’elettorato di Berlusconi, e prenderà anche i parlamentari perché è l’unico che può garantire loro un futuro. Salvini non è solo più becero di Berlusconi, ma è più ruspante e più vicino alla gente. Non solo quella di destra. La sinistra gli sta lasciando troppo spazio: lo sta attaccando su temi che molta parte della sinistra non sente più. Non esiste un elettorato di sinistra buono che vuole l’accoglienza e uno di destra cattivo che vuole i respingimenti. C’è un disagio trasversale, paura del futuro, l’Europa non garantisce più benessere… Quindi il malessere, ahimè, si sfoga con l’ultimo arrivato. Con il nero. Se Salvini riesce a prendere non solo tutto l’elettorato della destra, cosa già quasi avvenuta, ma pure un pezzo dell’elettorato moderato del Pd, allora cambia tutto. Per questo penso che le prossime elezioni europee sono le prime vere elezioni politiche in Europa. Non ne ricordo altre così importanti. Per ora il Parlamento Ue è stato un luogo di risulta, adesso chi vince in Europa invece avrà poteri veri. E non mi stupirei allora, dopo, di vedere Salvini a Bruxelles in giacca e cravatta”. Capo di una destra normale? “Mi pare più intelligente di come voglia apparire quando mangia la Nutella. Non ha meno naso politico di Bossi. I leader sono cose misteriose, e un mistero sono i meccanismi della loro evoluzione. Salvini non è il mio gusto, non è quello per cui avevo pensato e lavorato. Ma se lui si modifica, mette da parte l’antieuropeismo e le follie, che devo fare? Eccomi qua. Accettiamo. Perché se poi l’alternativa deve essere il M5s…”. 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.