Mi si nota di più se firmo o se non firmo il Global Compact?

Cosa diceva Conte a settembre e cosa dice oggi, insieme a Salvini, sul documento dell'Onu che il governo non vuole più siglare

Redazione

Matteo Salvini ha annunciato ieri che il prossimo 10 e 11 dicembre, in occasione della riunione intergovernativa di Marrakech, in Marocco, l’Italia non firmerà il Global Compact per i rifugiati e i migranti (GCM). 

 

Un cambiamento di linea del governo piuttosto repentino (qui abbiamo spiegato cosa è e a cosa serve il Global Compact). Lo scorso 26 settembre, dal palco dell’Assemblea delle Nazioni Unite, Conte aveva detto che “i fenomeni migratori con i quali ci misuriamo richiedono una risposta strutturata, multilivello e di breve medio e lungo periodo da parte dell’intera comunità internazionale. Su tali basi sosteniamo il Global Compact su migrazioni e rifugiati”. Un’apertura ribadita anche dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che appena una settimana fa, nel corso di un question time alla Camera, aveva risposto a un’interrogazione di Giorgia Meloni (FdI) ricordando che il GCM “non sarà un atto giuridicamente vincolante” e che “nel documento ci sono princìpi di responsabilità condivisa nella gestione degli oneri dell’immigrazione”. Sulla stessa linea si era schierato, appena due mesi fa, anche il sottosegretario agli Affari esteri, il grillino Manlio Di Stefano, sempre in occasione della 73esima Assemblea generale dell’Onu: “Siamo fiduciosi che il GCM sarà uno strumento utile per massimizzare l’impatto delle risorse disponibili nella gestione dei flussi migratori”, aveva dichiarato. Oggi però, Di Stefano ha aderito alla nota congiunta dei parlamentari M5s delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, in cui si sostiene il cambiamento di linea del governo.