L'eurodeputato del M5s Marco Valli (Immagini prese da Facebook)

Ascesa e declino di Marco Valli, il grillino anti-Draghi

Luciano Capone

L’eurodeputato dalla laurea fasulla che il M5s schierava contro il governatore della Bce

È uno degli europarlamentari più agguerriti del M5s, l’esperto per le questioni economiche e monetarie. Marco Valli era ritenuto dalla base grillina “no euro” un alfiere nella guerra a Mario Draghi e agli “euroinomani”. Ma a un certo punto la macchina della propaganda del M5s deve essere entrata in possesso delle sue comunicazioni social. Sul suo profilo Facebook scompare la foto-copertina di Draghi aggredito da una tizia che lancia coriandoli in aria e compare un ermetico e burocratico comunicato: “In merito alle notizie sul mio curriculum pubblicate sulla stampa, desidero scusarmi con il M5s, coi cittadini, gli attivisti e i miei colleghi al Parlamento europeo per l’errore commesso e me ne assumo le responsabilità. Ho comunicato ai probiviri la mia autosospensione dal M5s e attendo le loro decisioni a riguardo”.

 

Cos’è successo? Il Sole 24 Ore ha pubblicato un’inchiesta, a firma di Rosalba Reggio, in cui si afferma che l’eurodeputato grillino non è laureato e “contrariamente a quanto dichiarato, non ha mai sostenuto un esame all’università Bocconi, pur essendosi iscritto”. L’ufficio stampa del M5s ribadisce al giornale che Valli conferma di avere una laurea in Bocconi, ma la resistenza dura poco: il giorno seguente Valli confessa e si autosospende.

 

La vicenda di per sé non è particolarmente rilevante, è uno dei tanti casi di politici che taroccano il proprio curriculum – come se servisse a farli apparire più autorevoli e intelligenti. Ciò che è interessante, invece, è la parabola di Valli nel M5s e il rapporto conflittuale di questo partito con la competenza, ma più in generale con la conoscenza. Valli ha iniziato il cursus honorum grillino come attivista lanciando una geniale proposta per “cancellare il debito pubblico e non pagare più tasse”, ha perso le primarie per le regionali lombarde, ha fatto il portaborse in Parlamento e infine è sbarcato a Bruxelles, diventando insieme a Marco Zanni – ora passato alla Lega – l’autorità del partito sugli affari monetari.

 

Dall’alto dei suoi zero esami sostenuti bombardava di interrogazioni il presidente della Bce, ritenendo di poterlo cogliere in fallo. E ogni volta Draghi, pazientemente, si metteva a spiegare. Un giorno Valli si era convinto di aver costretto Draghi ad ammettere che “si può lasciare l’Eurozona”: “L’euro non è più irreversibile. Parola di Mario Draghi”, annunciava trionfante sul Sacro blog. Il presidente della Bce, per essere sicuro di farsi intendere, ha dovuto rispondergli in due lingue: “L’euro è irrevocabile, the euro is irrevocable. Questo è il trattato, this is the treaty”.

 

Ma Valli non si è scoraggiato e, sempre con l’amico Zanni, ha scritto di nuovo a Draghi chiedendogli di dimostrargli che non c’era la manina della Bce dietro l’impennata dello spread a maggio. E Draghi, di nuovo, a descrivere per filo e per segno come funziona la Bce e che non c’è stato alcun complotto contro il governo M5s-Lega. Il problema non è tanto che Valli avesse millantato una laurea, ma che per anni il M5s l’abbia considerato in grado di insidiare Draghi. La prima cosa era forse difficile da sapere, ma la seconda – viste le figure rimediate – era un’assurdità evidente a chiunque.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali