Minenna per forza. Lannutti (M5s) ora lo vuole a capo di Consob
Il senatore grillino nel 2010 denunciava la carriera dell'economista costruita da concorsi truffa. Oggi lo elogia per competenza e autorevolezza
Roma. E dunque il M5s vuole promuovere a ogni costo alla presidenza della Consob Marcello Minenna, e cioè uno che nell’Autorità che vigila sul corretto operato della Borsa è entrato grazie a un “concorso pilotato” e grazie, soprattutto, al suo “principale sponsor”, cioè “il padre” Michele, “ingegnere responsabile della direzione del settore lavori dell’Anas”. Un raccomandato, insomma, “favorito” da una competizione truccata, dal momento che la “costruzione della sua carriera era stata già decisa da tempo”. Questo, sarebbe Marcello Minenna. O meglio: così lo descriveva, nel 2010, Elio Lannutti. Che è lo stesso Elio Lannutti, presidente di Adusbef e senatore del M5s, oggi così entusiasta nel sentenziare che “non essendoci candidati forti, specchiati, competenti ed autorevoli, come il prof. Marcello Minenna, si deve procedere con urgenza” alla sua promozione.
Un fan sfegatato di Minenna, insomma, Lannutti. Deve esserlo diventato da quando ha iniziato la sua avventura politica col M5s; al punto che la scorsa settimana, quando la deputata grillina Carla Ruocco ha annunciato guerriglia contro il decreto fiscale, lui si è subito accodato. Un messaggio in codice fin troppo scoperto, quello della presidente della commissione Finanze di Montecitorio, descritto così da chi la conosce bene: “Carla ha fatto capire a Salvini e Giorgetti – che alla presidenza di Consob vorrebbero il bocconiano Alberto Dell’Acqua – che se non cedono gli metterà i bastoni tra le ruote”.
Lannutti, del resto, deve conoscere molto bene Minenna. Al punto che il 13 luglio del 2010, da senatore dell’Idv, presentò un’interrogazione al governo Berlusconi relativa a “assunzioni e avanzamenti di carriera all’interno della Consob” nel della “gestione scandalosissima” di Lamberto Cardia. Un contesto di “degrado, lottizzazione e favoritismo”, a giudizio di Lannutti, che impallinava, uno per uno, quasi tutti i dirigenti e gli alti funzionari di Consob promossi, da Roberto Polegri a Salvatore Providenti, passando anche per l’allora condirettore centrale e attuale direttore generale di Consob Angelo Apponi, descritto come una sorta di sprovveduto ma protetto dai suoi “potentissimi appoggi”, primo fra tutti “il suocero, professor Bianca, docente di Diritto civile all’Università di Roma”.
Tra i tanti bersagli di Lannutti, anche Minenna, appena promosso, all’epoca, condirettore. Il presidente di Adusbef ne ripercorre tutta la carriera, peraltro già “decisa da tempo”, in Consob. Dove Minenna arriva – apprendiamo da Lannutti – tramite un “concorso pubblico per 5 posti di funzionario di secondo livello” nel 2001 che ha tutta l’aria di essere stato taroccato ad arte. “Il dottor Minenna”, leggiamo, si era infatti “classificato all’ultimo posto, con punti 21.00” alle prove scritte. All’orale, però, la svolta: “Minenna è l’unico ad aver ottenuto 30.00. Per favorirlo la Commissione esaminatrice non ha dato né un 29.00 né un 28.00. Anzi, ha letteralmente ‘massacrato’ il candidato che, avendo ottenuto una media di 27.00 alle prove scritte, si era classificato temporaneamente al primo posto, dandogli un misero 22.00. E non contenta di ciò, siccome questo povero disgraziato aveva più titoli di Minenna (2.75 contro 2.00), al colloquio in lingua inglese gli ha dato punti 3.00, contro i 4.00 di Minenna”. Così Minenna entra in Consob. E poco dopo viene inserito in una “commissione esaminatrice” speciale nonostante fosse un semplice “funzionario di secondo livello in prova”. Un’anomalia, per Lannutti. Che però non ha dubbi: “La verità è che si voleva continuare a costruire la carriera di Minenna”. E non basta, perché “la storia continua”, prosegue Lannutti, “e, approfittando della ristrutturazione degli uffici della Consob”, nel 2007 “venne appositamente creato l’Ufficio ‘Analisi quantitative’ e venne affidata la guida a Minenna che [...] all’epoca era ancora funzionario e non dirigente. Si tratta ovviamente della solita tecnica usata alla Consob per ‘ipotecare’ la successiva promozione a condirettore”. Che arriva, appunto, nel 2010. Un esempio, quello di Minenna, che dimostra – o dimostrava nel 2010, quantomeno – come “ci siano all’interno della Consob dei ‘burattinai’ che decidono la costruzione di carriere confezionate a misura”.
E’ stato dunque questo garbuglio di “scambio di favori e posti di lavoro con annessi avanzamenti di carriera e concorsi spesso ‘pilotati’” dietro cui si nasconde una “cricca di potere” a facilitare, tra le altre, anche la folgorante carriera di Minenna? Lannutti, nel 2010, pensava proprio di sì. D’altronde, scriveva, “c’è gente alla Consob che deve vincere per forza”. La stessa che ora, coi grillini al governo e l’onestà che finalmente va di moda, può addirittura ambire alla presidenza.
Equilibri istituzionali