Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (Foto LaPresse)

I conti che non tornano al ministero di Tria e quelli del Pd

M5s e Lega non hanno nessuna intenzione di rompere. Il Partito democratico fa slittare ancora il congresso

Ma che cosa sta succedendo? Veramente il Movimento 5 stelle vuole andare alle urne nel caso in cui la manovra, per un motivo o per l’altro saltasse? La verità è un’altra. Luigi Di Maio, nonostante Rocco Casalino abbia fatto filtrare ad arte questa indiscrezione, non ha nessun motivo – e soprattutto nessuna intenzione – di andare alle elezioni anticipate. Troppe le incognite, tanto più che la Lega non ha intenzione alcuna di fare questo passo adesso. Per ora il metodo Casalino ha funzionato e ora tutti si chiedono quanto durerà questo governo. In realtà, secondo gli strateghi (?) del Movimento 5 stelle questa manovra comunicativa dovrebbe servire a tre scopi.

 

Innanzitutto quelli di far capire all’Europa che è meglio trattare con il governo giallo verde anziché fargli la guerra preventiva perché se ci ci fossero le elezioni la situazione politica in Italia potrebbe peggiorare ancora (se Matteo Salvini prendesse un numero di consensi ben maggiore dell’attuale, per la Ue il quadro si complicherebbe). E comunque la fibrillazione dell’Italia di qui alle elezioni non gioverebbe alla salute già precaria dell’Europa. Ma ci sono altri due destinatari dell’indiscrezione pilotata del Movimento 5 stelle. Sono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell’Economia Tria. Come è noto, infatti, entrambi non sono entusiasti della manovra del tandem Salvini-Di Maio.

 

E a proposito del ministro dell’Economia nei giorni scorsi era circolata un’altra indiscrezione. E cioè che avesse intenzione di dimettersi. Indiscrezione poi così ridimensionata: Tria si dimetterà dopo aver mandato in porto la manovra per non turbare i mercati e perché il presidente Mattarella gli ha chiesto di arrivare almeno fino a là. Adesso l’ultima è che Tria non si dimetterà proprio e aspetterà che in un modo o nell’altro la buriana passi. In attesa di una quarta versione delle reali intenzioni del ministro dell’Economia, i conti al ministero non tornano. Ma questa è un’altra storia...

 

Chi non riesce a far tornare i conti, politici, questa volta, è il Partito democratico. Maurizio Martina aveva detto che il 27 gennaio ci sarebbero state le primarie per la scelta del segretario. Poi ha dovuto cambiare idea perché in quella data si celebra il giorno della Memoria. Adesso, anche se tutti lo negano, il congresso è nuovamente a rischio. Di slittamento in slittamento potrebbe celebrarsi dopo le Europee. Sotto traccia quasi tutti stanno lavorando per questo, anche una parte dei sostenitori di Nicola Zingaretti. È chiaro che per raggiungere un obiettivo del genere dovrebbe esserci se non l’accordo di tutti, quanto meno l’accordo di quasi tutti. Per questo il lavoro continua.