Riccardo Magi (foto LaPresse)

C'è democrazia diretta e democrazia diretta, spiega il radicale Magi al M5s

Marianna Rizzini

Il deputato mette in guardia dalla deriva delle consultazioni plebiscitarie

Roma. Ora che c’è anche un ministro per la Democrazia diretta (Riccardo Fraccaro, M5s), l’argomento incoraggia la grandeur del movimento che in nome dell’uno-vale-uno e del voto sul web è andato al governo (con la Lega), pur registrando qualche problema nel mettere in pratica i precetti teorici sulla partecipazione “dal basso”. E dunqueil ministro Fraccaro, con il sindaco di Roma Virginia Raggi, ha annunciato che l’Italia diventerà a breve “protagonista mondiale della democrazia diretta”. Roma infatti, ha detto il ministro, in settembre “ospiterà l’edizione 2018 del Global Forum on modern direct Democracy, un evento internazionale con trecentocinquanta delegati da sei continenti, dedicato allo sviluppo e alla promozione degli strumenti di partecipazione diretta…Il cambiamento del M5S al governo è nei fatti, abbiamo messo in cima all’agenda politica il nostro storico impegno per la partecipazione attiva ai meccanismi decisionali. Ora possiamo inaugurare la Terza Repubblica… L’impegno in questo senso si svilupperà lungo tre direttrici: referendum propositivo, abolizione del quorum e leggi popolari a data certa”.

 

E però, dice il deputato di +Europa e segretario di Radicali italiani Riccardo Magi, non ci si può presentare come depositari unici delle istanze suddette, anzi: “Chiediamo che a Roma, in settembre, al Global Forum, venga dato spazio anche a chi, come noi, ha maturato sul campo, e non da oggi, una grande esperienza in tema di democrazia diretta, tantopiù che il referendum consultivo per la messa a gara del trasporto pubblico di Roma, previsto per l’11 novembre, non sembra all’ordine del giorno della comunicazione capitolina. Sarebbe, quello, un momento importante di partecipazione popolare, e chi è al governo della città dovrebbe comportarsi come esponente non di un movimento politico che continua a ripetere che Atac deve restare pubblica, e quindi come un membro di un ipotetico ‘comitato per il No’, ma come esponente delle istituzioni che punta al massimo coinvolgimento dei cittadini, visto anche che il quorum in questo caso c’è”. D’altronde, fa notare il deputato di + Europa, la “chiamata” del Global Forum 2018 è rivolta, si legge nella presentazione dell’evento, “a tutte le città del mondo, per aderire a un network internazionale” che dovrebbe creare “un’infrastruttura per confrontare e identificare gli approcci più efficaci a stimolare la partecipazione e la democrazia nella vita civica”, in particolare riguardo al “che cosa devono fare le città, gli Stati e i governi locali per avere una partecipazione democratica e un processo decisionali efficaci in ogni momento e non solo nei giorni delle elezioni…”.

 

La democrazia diretta, dice Magi, che al Global forum vorrebbe portare “il contributo di chi cerca da molti anni di renderla effettiva”, non può essere “predicata come verbo ricorrente ma vuoto, come chimera il cui raggiungimento è reso sempre impossibile da colpe altrui”. La vera urgenza, dice Magi, è “la rimozione degli ostacoli burocratici che si frappongono all’esercizio della democrazia diretta, specie riguardo alla modalità di raccolta firme, uno dei principali problemi per i comitati di cittadini promotori, oltre a quello del reperimento autenticatori, e la creazione di una sorta di codice di buona condotta referendaria, che faccia sì che i cittadini siano messi in condizione di essere informati con anticipo sulle eventuali consultazioni. Anche sul tema democrazia digitale’, su cui molto i Cinque stelle insistono, c’è una lunga strada da percorrere: la possibilità di introdurre il voto elettronico, come si è visto nel caso del flop telematico ai tempi del referendum sull’autonomia al Nord, passa per lo studio di sistemi che salvaguardino la segretezza e la sicurezza nell’espressione della volontà popolare”. Attenzione anche, dice Magi, al concetto stesso di democrazia diretta: “Per noi è uno strumento proprio della democrazia rappresentativa, mai in nessun caso un’arma plebiscitaria”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.