Alessandro Alfieri (foto LaPresse)

Alfieri, capo del Pd lombardo, lancia il sondaggio tra gli iscritti

David Allegranti

Il Partito democratico ieri ha lanciato in Lombardia un referendum online per chiedere agli iscritti come comportarsi dopo le elezioni del 4 marzo

Roma. “Non possiamo augurarci che facciano un governo Salvini Di Maio. Dobbiamo evitare la nascita di quel governo, anche se ci conviene”, ha detto ieri Dario Franceschini all’assemblea dei parlamentari del Pd, dove si è discusso del futuro del partito.

 

Ma che ne pensano gli elettori?

 

Il Pd Lombardo ieri ha lanciato un referendum online per chiedere agli iscritti come comportarsi dopo le elezioni del 4 marzo. “Carissime, carissimi – scrivono Alessandro Alfieri neo senatore e segretario regionale del Pd lombardo e Jacopo Scandella, responsabile regionale Comunicazione – i risultati delle elezioni non hanno consegnato un quadro politico chiaro al Presidente della Repubblica, e nessuna coalizione o partito ha ottenuto una maggioranza in Parlamento, ci troviamo quindi dentro un percorso istituzionale complesso e dagli esiti difficilmente prevedibili”. Il Pd “sarà chiamato a prendere decisioni importanti all'interno dei propri organismi dirigenti come previsto dal nostro Statuto, ma nello stesso tempo siamo consapevoli dell’importanza di ascoltare l’orientamento di fondo di quanti compongono la nostra comunità, anche per poter poi compiere scelte che siano quanto più condivise. In questo senso abbiamo predisposto sulla piattaforma pdlatua.it un sondaggio sulle scelte che il partito Democratico dovrà adottare nelle prossime settimane. La tua partecipazione è importante, e ti chiediamo anche di condividerlo sui tuoi profili social estendendo la consultazione a quanti pensi possano essere interessati”.

 

L’idea di sondare gli iscritti circolava già da qualche tempo. Alla direzione nazionale del Pd di marzo – ormai un mese fa – Sergio Chiamparino aveva chiesto un referendum tra gli iscritti del Pd come ha fatto l’Spd in Germania: “Ok un’opposizione responsabile ma non si faccia un Aventino. Chiedo però che ci sia l’impegno a fare come l’Spd, ovvero il passaggio politico impegnativo delle prossime fasi passi da un referendum vincolante”. Il che significherebbe anche interpellarli sulle alleanze di governo. Le differenze con la Germania però non sono di poco conto. Anzitutto perché il referendum tra i socialdemocratici è stato fatto sulla base di un programma di governo preciso, non su generiche intenzioni e orientamenti.

 

Su www.pdlatua.it intanto gli iscritti hanno già cominciato a esternare. “Il Pd deve tener conto delle condizioni del Paese ed accettare il confronto con i 5 stelle. Il Pd che bene ha operato nel Governo del Paese non può chiamarsi fuori dal contesto e ritirarsi sull’Aventino. Deve PARTECIPARE all’innovazione del Paese e emarginare la destra”, dice Mario Marchesi. “Ciò è possibile partecipando al Governo e rischiare il tutto per tutto per riguadagnare i voti perduti in modo ingiusto. Renzi deve mettersi da parte con la sua manifesta superiorità ed altezzosità che non fa bene al partito. E’ troppo impaziente e non sa ‘ascoltare’ gli altri dentro e fuori il partito. Il Pd non è Forza Italia”.

 

Scrive Vincenzo Blanda: “Sappiamo che non abbiamo ricevuto il mandato per governare, ma siamo sempre il secondo partito, e visti i problemi del paese non vedo la necessita di andare subito alle urne. Pertanto sarebbe utile fare un governo con 5 stelle se Di Maio abbandona un po’ la sua arroganza, o fare un governo del presidente”. “Si ascoltano tutte le posizioni, si rimane all’opposizione, si vota sì ai provvedimenti ragionevoli. Si partecipa alla formazione di una nuova legge elettorale. Non facciamo gli offesi”, dice Laura Belloni. A un certo punto, nella discussione, interviene anche lo stesso Alfieri, commentando il “voto” di Paolo Valenzano, che invita il Pd a “farli ballare”. “Mi sembra che molti commenti vadano nella stessa direzione. Opposizione costruttiva. Senza rinunciare al confronto sui temi. E vediamo che cosa sono in grado di fare e di proporre 5 Stelle e Lega”, dice Alfieri. Sembra di sentire l’eco del Franceschini di ieri, quasi a delineare l’appoggio esterno: “Vogliamo spingere quel movimento con la destra o vogliamo provare a tirarli verso un’altra parte? Non c’è bisogno di fare un governo insieme ma possiamo condizionarlo”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.