Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Il nuovo bipolarismo, la traccia per capire il futuro del governo

Claudio Cerasa

Di Maio e Salvini non vogliono essere solo delle alternative ai vecchi partiti: vogliono diventare le uniche alternative in campo per costruire un nuovo paese

In un celebre passaggio del suo saggio su “Verità e politica”, Hannah Arendt ha ricordato che in politica, quando la verità è molto confusa, c’è solo un modo per capire quale direzione possono prendere alcuni fenomeni futuri: provare a rappresentarli. Più sarai capace di rappresentarli, di metterli in scena, più sarai capace di conoscerli e forse di risolverli. Se vogliamo applicare la lezione di Hannah Arendt al quadro politico che si presenta oggi sotto gli occhi degli osservatori non si può prescindere dal rappresentare i due fenomeni, detto in senso neutro, dai quali dipendono i destini di questa legislatura: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. E per rappresentare i due fenomeni, e provare a indovinarne le traiettorie, c’è una domanda alla quale è necessario rispondere subito: cosa vogliono esattamente Luigi Di Maio e Matteo Salvini?

 

La risposta a questa domanda non può limitarsi alla semplice constatazione “vogliono entrambi governare”. La risposta a questa domanda deve invece partire da un altro tema che ci sembra essere il vero filo politico da seguire per capire qualcosa non solo sul futuro di questa legislatura ma sulla possibile nuova Italia. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, oltre che provare a governare, vogliono provare a imporre, prima di tutto, una nuova forma di bipolarismo all’interno del quale i leader della Lega e del Movimento 5 stelle non sono più solo delle alternative ai vecchi partiti ma diventano le uniche alternative in campo per costruire un nuovo paese.

 

Di Maio scommette sulla distruzione della sinistra – e ogni tentativo di far avvicinare il Pd al M5s permetterà a Di Maio di veder realizzato il suo sogno. Salvini scommette invece sulla progressiva conquista dell’elettorato di destra – e ogni tentativo di far avvicinare Forza Italia al partito unico della Lega aiuterà Salvini a rottamare ciò che resta del Cav. Le intenzioni di Salvini e Di Maio sono dunque chiare e queste traiettorie – se resteranno coerenti – sono importanti da mettere a fuoco per capire che direzione potrà prendere questa legislatura. Punto numero uno. La ragione per cui Salvini e Di Maio hanno poche possibilità di dar vita a un governo insieme – come suggerisce il Foglio, ma come suggerisce anche l’Economist e come suggerisce Bloomberg: la sovranità popolare va accettata anche quando produce mostri – è legata al problema del nuovo bipolarismo: mettendosi insieme, Di Maio e Salvini dimostrerebbero di essere non alternativi ma di essere semplicemente complementari (che poi è quello che sono). Punto numero due. La ragione per cui Lega e Movimento 5 stelle faranno di tutto per portare il paese verso le elezioni, nel caso in cui fosse impossibile far nascere un governo guidato o da Salvini o da Di Maio (l’unico che forse potrebbe nascere sarebbe quello finalizzato a inserire il doppio turno nella legge elettorale per poi tornare a votare), è legata al fatto che entrambi i leader potrebbero essere ingolositi dall’idea di sfruttare fino in fondo la crisi simmetrica del Pd e di Forza Italia e di trasformare così il voto anticipato in un ballottaggio finale tra Di Maio e Salvini. Punto numero tre. La ragione per cui Salvini farà di tutto per dare l’ok a un governo di centrodestra solo se guidato da un leghista è che in fondo avere un governo grillino sostenuto dal Pd, per la Lega, sarebbe la condizione ideale per completare l’Opa sul centrodestra: con Forza Italia ormai prosciugata, Salvini avrebbe la possibilità di essere l’unica opposizione in campo e in prospettiva avrebbe anche la possibilità di rosicchiare del consenso anche al Movimento 5 stelle. Punto numero quattro. La ragione per cui Di Maio tenterà più di Salvini di ricevere il sostegno del Pd (pur avendo Di Maio decine di parlamentari in meno rispetto al centrodestra sia alla Camera sia al Senato) è che l’Opa del Movimento 5 stelle sul centrosinistra può avvenire anche dal governo, mentre l’Opa della Lega sul centrodestra, almeno per un po’, forse può avvenire solo dall’opposizione.

 

A oggi dunque le traiettorie in campo sono queste e per quanto potranno essere lunghe le consultazioni difficilmente le mosse di Salvini e Di Maio potranno prescindere da quello che oggi sembra essere il tema politico più gustoso da mettere a fuoco: il tentativo del leader della Lega e del Movimento 5 stelle di dimostrare che il 4 marzo non sono emersi solo due partiti di protesta ma è nato un nuovo bipolarismo. E forse, tra Salvini e Di Maio, l’unico che oggi può permettersi di provare a imporre un nuovo bipolarismo anche da posizioni di governo è più il secondo che il primo. Chissà.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.