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L'ex cinque stelle Romani spiega come da anticasta il M5s si è ritrovato casta

David Allegranti

L’ostentazione sui “rimborsi” è solo buona a far demagogia. E non solo in questo "l’ipocrisia del M5s si sta manifestando in tutta evidenza"

Roma. “Se uno fa politica, fa le donazioni e sta zitto”. E’ un principio molto cristiano quello di Maurizio Romani, senatore uscente dell’Italia dei Valori, espulso dal M5s nel 2015. Non gli è mai piaciuta quell’ostentazione sui “rimborsi”, buona solo a far demagogia. Anche perché, spiega al Foglio al telefono dal suo ambulatorio (Romani è medico ed è tornato al suo lavoro), il fondo per il microcredito destinato a finanziare le piccole e medie imprese “è inutile”. “Quando andavamo a fare i versamenti, gli impiegati ci prendevano in giro dicendo che sarebbe stato meglio usarli altrove. Ma siccome dovevamo fare demagogia, faceva più effetto dire che si davano alle piccole e medie e imprese. Ma è un fondo inutile, perché la gente non lo usa”. Romani non si è ricandidato, forse un po’ si è pentito, ma dice di non provare rancore per il suo vecchio partito. Casomai si percepisce nelle sue parole un po’ di delusione per aver perso tempo con il M5s, che per anni ha fatto fortuna gridando contro la casta e poi si ritrova con il caso “rimborsopoli”. “Io non ho rancore. Ho capito di essere finito in un posto dove non dovevo essere che non mi piaceva. Altri hanno fatto due conti e hanno capito che era meglio rimanere”.

 

Il punto, dice Romani al Foglio, è che “quando fai il senatore, sei inserito in un sistema, hai comunque dei benefici. E nessuno di loro, dei Cinque stelle, ne ha fatto a meno. Ora dicono che li buttano fuori, che non faranno più parte del M5s. Perfetto. Il problema però è che essendo in posti blindati saranno eletti. E ora non possono ritirarsi, le liste una volta fatte sono quelle. Si possono dimettere casomai dopo che sono stati eletti”. Romani stesso aveva presentato le dimissioni ma alla fine le ha ritirate, perché “non sono mai state messe neanche in discussione in Aula. Quelle di Giuseppe Vacciano sono state respinte più volte”. Pietro Grasso, presidente del Senato, glielo disse: non accetterò mai le tue dimissioni. E il perché è evidente: “Preferiscono uno buttato fuori che però già conoscono a un imbecille nuovo che arriva”.

 

Prima di essere cacciato, Romani aveva spiegato le cose molto chiaramente ai Cinque stelle, proponendo anche soluzioni concrete. “Se vogliamo essere duri e puri, spiegai, dovremmo fare una cosa, dovremmo mantenere lo stesso tenore di vita di prima. Prendiamo il 730 del 2013, con i redditi prima di essere eletti e tratteniamo lo stesso stipendio, continuando a fare la vita di prima. Tanti dissero che non andava bene perché, dissero, eravamo lì per soffrire. Questo è un servizio e dobbiamo soffrire, mi risposero. Io dissi di essere al servizio dello stato, quanto al soffrire parliamone. D’altronde chi mi diceva così prendeva 15-20 mila euro l’anno o era disoccupato e aveva reddito pari a zero. Quindi soffrivano prendendo 3.000 euro, il doppio di quel prendevano prima. Insomma l’ipocrisia del M5s si sta manifestando in tutta evidenza”. Romani, ma secondo lei i Cinque stelle perderanno voti? “Qualche voto lo perdono ma c’è da dire che quelli dentro i vari Meetup all’inizio sono quasi tutti spariti. E adesso è chiaro che il M5s è diventato un trampolino di lancio per entrare in Parlamento. Mi candido, se mi prendono e passo intanto sto 5 o 10 anni in Parlamento, restituisco quello che mi va di restituire e se mi rompo passo al Gruppo misto. Chi ha preso i soldi andrà in Parlamento e finirà nel misto. Oltretutto, essendo già così tanti diventeranno il partito principale del gruppo misto, come era accaduto con Sel in questa legislatura, e si terranno tutti i soldi. Noi, che eravamo in 30, alla fine eravamo schiavi dell’ufficio legislativo che era stato preso e pagato da Sel e a Sel rispondeva”. Secondo Romani c’è il rischio che “alcune di queste persone incazzate che votavano M5s adesso votino da un’altra parte: CasaPound”. “Il M5s in Toscana era fatto da persone di sinistra. Io la volta che ho votato più a destra è stato Rifondazione”. Ora però le cose sono molto cambiate. “Il M5s è servito a Renzi. Noi siamo stati funzionali all’arrivo di Renzi, in tutto e per tutto. Abbiamo distrutto il Pd in tutti i modi possibili, perché era il nemico. La morte politica del povero Bersani è servita come gioco a Renzi, che è arrivato dove è arrivato. Grazie a noi è risorta CasaPound, perché abbiamo stimolato l’odio verso la classe politica dicendo che sono tutti delle merde tranne noi. Ora però il M5s non è più duro e puro”. E i fascisti, dice Romani, ci sguazzano.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.