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Classe dirigente persa nel lago di casa

Redazione

La lezione ai “No a tutto” dalla Italo americana che i giornaloni non imparano

La reazione alla vendita di Ntv all’americano Global Infrastructure Partners, sui giornaloni che si definiscono aperti al mercato è: notizie puntuali, titoli acidi. “Il caso Italo”, scrive il Corriere. “Gli alfieri del made in Italy convinti dai dollari”, Repubblica. “Come lo chiameremo, Amerigo o Little Italo?”, la Stampa. Per dire, nel 1988 quando Carlo De Benedetti, allora editore di Rep., tentò di scalare la Société Générale de Belgique, il suo giornale brindò “De Benedetti compra mezzo Belgio”. Ma la domanda è: perché le cosiddette élite, e le oscillazioni di due ministri bravi come Carlo Calenda e Pier Carlo Padoan, mugugnano per una storia di successo, sia per gli investimenti diretti nel nostro paese, sia perché dimostra come concorrenza e liberalizzazioni facciano bene? Soffrono delle stesse turbe nazional-stataliste della Lega salviniana e della Cgil camussiana? Quest’ultima, per restare in argomento, solo tre giorni fa ha tolto la propria sigla (ma resta la Fiom) dal fronte No Tav: eppure nell’alta velocità l’Italia è all’avanguardia in Europa, con benefici innanzitutto per i clienti.

C’è un caso simile, la telefonia. Ma nel 1998, appena quotata Telecom, il Tesoro rientrò in campo con Wind, affidando all’Enel una missione non sua. Applausi sindacal-politici, ma perdite colossali, fino alla privatizzazione vera. In altri tre campi, Sanità, previdenza e scuola, la concorrenza pubblico-privato sarà centrale nel prossimo futuro: i segnali da Germania e Francia, patrie del welfare europeo, e gli stessi accordi aziendali in Italia, sono inequivocabili. Si attendono barricate e sopraccigli alzati.

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