Emma Bonino (foto LaPresse)

Tafazzellum

Redazione

Il problema delle firme della lista Bonino (+Europa) e l’autolesionismo del Pd

Se da un lato nel centrodestra c’è una specie di coalizione controvoglia, in cui forze politiche che hanno idee contrapposte su diversi temi fondamentali riescono a mettersi insieme per sfruttare al meglio la legge elettorale e provare a vincere le elezioni, nel centrosinistra accade l’esatto contrario. Due forze politiche come il Pd e +Europa, la nuova formazione guidata da Emma Bonino, che vanno d’accordo quasi su tutto – migranti a parte, su molti risultati del governo e sull’impronta europeista – sembrano destinate a correre separate controvoglia, proprio a causa dei meccanismi della nuova legge elettorale. La situazione è talmente paradossale e surreale che qualcuno, in entrambi i partiti, ha cercato di spiegare la rottura con una spiegazione razionale: tra le file di +Europa c’è chi pensa all’interpretazione stringente del Viminale sulla raccolta delle firme per le liste elettorali come a una specie di vendetta del ministro dell’Interno Marco Minniti per le divergenze e le critiche della Bonino rispetto alle politiche sui migranti; tra le file del Pd c’è invece chi ha visto l’annuncio di una corsa in solitaria di +Europa come a un ricatto per strappare qualche seggio in più al tavolo delle trattative in cui verranno scelte le candidature. E invece, mai come in questo caso, più che la cinica razionalità della realpolitik, c’entrano la faciloneria e la superficialità con cui il Pd ha affrontato i meccanismi della nuova legge elettorale.

 

Il problema di +Europa non è tanto il numero delle firme, che è stato ridotto e che la nuova forza politica è in grado di raccogliere agevolmente, ma sono i tempi proibitivi per chi vuole presentarsi in coalizione. La legge infatti prevede che le sottoscrizioni vengano raccolte su moduli che indicano i candidati sia nei collegi plurinominali sia in quelli uninominali: se nel primo caso non c’è alcun problema, nel secondo – se si vuole formare una coalizione – i nomi saranno noti e variabili fino al giorno prima della scadenza. Se non ci sono prima i nomi dei candidati non si possono raccogliere le firme e di fronte al rischio di non candidarsi affatto, +Europa preferisce correre da sola. Per le altre coalizioni il problema non esiste, visto che praticamente tutte le forze sono esentate dalla raccolta firme perché avevano un gruppo parlamentare o perché avevano eletto parlamentari alle scorse elezioni: la quarta gamba del centrodestra ha in dote il simbolo di Scelta Civica, la lista della Lorenzin quello di Ncd, Liberi e Uguali quello di Mdp e così via. Anche chi vuole correre da solo, come CasaPound, grazie alla riduzione delle firme avrà vita facile. Il problema è di chi non ha esenzione ed è in coalizione. E’ il capolavoro del Pd: ha scritto una legge elettorale che favorisce le coalizioni e dà esenzioni per le firme a tutti, poi ha scoperto di avere una coalizione fragile e che l’unica forza politica a non avere un’esenzione è un suo alleato.