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I rifiuti del M5s

Redazione

Dove c’è il “business” dei termovalorizzatori ci sono pulizia e ricchezza

"L’Emilia Romagna non salva nessuno, fa solo business”. Parola di Michele Dell’Orco, vicecapogruppo alla Camera dei 5 Stelle. Dell’Orco si definisce “esperto di corruzione e grandi opere, crisi delle piccole e medie imprese, commercio”. In tale onniscienza è autore del progetto di legge per obbligare i negozi alla chiusura domenicale. Dunque se l’Emilia accetta di smaltire la spazzatura della giunta Raggi – la cui municipalizzata Ama è ormai al collasso economico, al blocco della raccolta e al record nelle tariffe – è perché là “fanno business”. Soprattutto a Parma, dove il sindaco ex M5S Federico Pizzarotti non è riuscito a spegnere il termovalorizzatore, e anche per questo fu espulso da Beppe Grillo.

 

Ironia della sorte, o magari i grillini non hanno capito nulla?

 

Il loro nuovo “capo politico” Luigi Di Maio potrebbe studiarsi il caso Svezia, che ha le migliori performance europee anti-inquinamento e nella valorizzazione dei rifiuti tramite incenerimento. Goteborg ricicla il 97 per cento della spazzatura bruciandola per riscaldare case e uffici, generando aumento del Pil e riduzione dell’ossido di azoto. Esempio seguito a Brescia, che con i rifiuti riscalda il 70 per cento di case e aziende. Ha il termovalorizzatore più grande d’Italia e il suo direttore stima che smaltendo la spazzatura romana verranno ridotte le tariffe dei bresciani. Anche tralasciando Svezia, Germania e Olanda, casi simili si trovano in Alto Adige, Veneto e Toscana. Ma per i grillini è “business”. Termine che evoca complotti e poteri forti, come i vaccini; perché progresso e tecnologia sono gli avversari della decrescita felice. I loro meet up ne discutevano già dieci anni fa.

 

Ora che Di Maio prepara il piano di governo, illustrandolo “alle cancellerie”, la meta è vicina: montagne di immondizia e tasse a 5 stelle.