Le proteste del M5s alla Camera. Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Così la legge elettorale è diventata una questione di fiducia

Valerio Valentini

Il Consiglio dei ministri autorizza il governo a porre la fiducia per il Rosatellum. D'accordo Ap, Lega e Forza Italia. Per Mdp e M5s è "un atto eversivo"

Il Consiglio dei ministri ha autorizzato la fiducia sulla legge elettorale, accogliendo la proposta della maggioranza arrivata questa mattina con le parole pronunciate da Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera nonché “padre” della riforma, davanti a un gruppo di giornalisti in Transatlantico. “Ho telefonato al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni riferendo che la valutazione della maggioranza sarebbe che è opportuna la fiducia”. La ragione ufficiale è che sottoporre il Rosatellum bis, elaborato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, alla minaccia dei voti segreti “metterebbe in difficoltà il complesso del testo”. Rosato parla di “un faticoso equilibrio tra maggioranza e opposizione” da preservare. E si riferisce ovviamente all'accordo raggiunto tra Pd e Alleanza popolare con Lega Nord e Forza Italia.

 

Le proteste di M5s. Un'intesa a quattro dalla quale restano fuori le forze di sinistra e, soprattutto il Movimento 5 stelle, che non a caso, alzando come di consueto i toni, parla della fiducia come di “un atto eversivo”, “un attacco alla democrazia”, “un saccheggio della volontà popolare”. Non solo. I parlamentari pentastellati hanno annunciato che la loro battaglia “per fermare questa vergognosa arroganza antidemocratica” non verrà condotta solo dentro l'Aula, ma anche fuori. “Nei prossimi giorni saremo chiamati tutti a difendere le Istituzioni della Repubblica. State pronti”: così si conclude il post a firma di Luigi Di Maio pubblicato sul “Blog delle stelle”.

 

 

Contrari i partiti di sinistra. Anche Mdp, Sinistra italiana e Possibile condannano aspramente la scelta del governo. “Mettere la fiducia sulla legge elettorale a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è oltre i limiti della democrazia”, scrive su Facebook Roberto Speranza, che arriva poi a evocare perfino il “fascismo” e la legge Acerbo. “Se davvero dovesse accadere – fa eco Francesco Laforgia, capogruppo del partito a Montecitorio, poche ore prima del pronunciamento del Consiglio dei ministri – ci appelleremo al capo dello Stato e porteremo la protesta nelle piazze”. Di “atto indegno” parla invece Pippo Civati. Critiche giungono anche dai fedelissimi di Giuliano Pisapia, che dopo aver rotto con i bersaniani nelle scorse ore, non sembra affatto entusiasta dalla prospettiva della fiducia. “E' una proposta che ci lascia sconcertati, le regole della democrazia devono essere condivise senza accettare forzature”, dice Alessandro Capelli, portavoce di Campo progressista.

 

Il Quirinale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ovviamente, non si è espresso pubblicamente, ma da ambienti del Quirinale si apprende che il capo dello Stato continua a considerare positivo l'impegno in Parlamento per giungere a una nuova legge elettorale, auspicando che questo avvenga con ampio consenso. Quanto al voto di fiducia, si sottolinea, attiene al rapporto Parlamento-governo. 

 

Perché M5s (e non solo) teme il Rosatellum. Al di là delle critiche sul metodo – sarebbe la terza volta nella storia repubblicana che si pone la fiducia su una legge elettorale, la seconda, dopo il caso dell'Italicum, nel corso di questa legislatura – a spaventare M5s e i vari partiti che gravitano nella galassia della sinistra è il superamento del proporzionale puro che si concretizzerebbe con il Rosatellum bis. Una legge che rischia di penalizzare chi, come i grillini, non ha grandi personalità da presentare nei collegi uninominali, e che soprattutto favorisce la creazione di alleanze. Alleanze spurie, se si vuole, nel senso che non richiedono la presentazione di un programma e un candidato premier in comune tra i partiti associati, ma pur sempre alleanze. E si sa che M5s non le ama. La prospettiva di un governo di grande coalizione, col Rosatellum, si farebbe assai concreta: e per Di Maio e compagni la sola ipotesi è fumo negli occhi.

 

Chi voterà la fiducia. Favorevole alla fiducia, oltre agli altoatesini della Svp, è invece Alleanza popolare, il partito di Angelino Alfano. Il coordinatore, Maurizio Lupi è chiaro: “E' un atto politicamente serio, ma giunti a questo punto è un atto di responsabilità. A sei mesi dalle elezioni il Parlamento non poteva ancora una volta non decidere e non dare agli italiani una legge elettorale omogenea tra Camera e Senato”. Anche la Lega e Forza Italia sono d'accordo sull'urgenza di approvare il Rosatellum, pur dicendosi non intenzionati a votare la fiducia al governo. Una strategia, quella del doppio binario, condivisa sia da Renato Brunetta sia da Giancarlo Giorgetti.

 

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