Cosa non capisce Rep. di Mastella

Redazione

L’ex ministro ha la colpa di non essere pol. corr. e il popolo che lo vota è “bue”

A Repubblica Clemente Mastella proprio non piace, ma tutti i gusti sono gusti. Però commentare l’assoluzione dell’ex ministro senza neppure accennare alla sua interminabile traversia giudiziaria limitandosi a descriverlo come “re del pittoresco” o “pacioso professionista dell’intrallazzo innocente” sa di meschinità. Clemente Mastella è un combattente, non ha ceduto alla campagna giustizialista, ha stravinto le elezioni a Benevento, ma ha la “colpa” di non essere politicamente corretto, di saper dire che nella politica si lotta per il potere, che i posti sono importanti, che i voti bisogna raccoglierli, davvero, uno per uno e casa per casa. Come gli altri dicono di fare nei talk-show, ma senza mai farsi vedere nei luoghi di ritrovo popolari.

 

 

Quale sarebbe dunque il peccato originale di Mastella? Le preferenze. Ma guarda, mentre la sinistra sinistra si batte contro i cosiddetti “nominati”, cioè chiede che si voti con le preferenze, Mastella è stato eletto con tutti i sistemi elettorali, semplicemente perché nel Sannio ha un elettorato fedele e convinto. Ma come sempre per gli intellettuali raffinati come Francesco Merlo il popolo è bue, si fa abbindolare da persone che non meritano il loro apprezzamento estetico prima che etico. I meridionali, poi, sono cafoni e folcloristici e se votano per un sindaco che ha portato a Benevento l’Università e la scuola dei carabinieri, è bue lo stesso, anzi solo una clientela. Viene il dubbio che Repubblica non capisca Mastella (non apprezzarlo è naturalmente una scelta legittima, non capirlo invece è comunque una lacuna) perché non capisce, non vuole capire, che esiste uno spirito popolare vivo e vivace anche quando non segue, come in realtà non capita quasi mai, i dettami dei soloni della politica “come dovrebbe essere”.

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