Playa Punta Canna, la spiaggia fascista di Chioggia (foto LaPresse)

Lo spettacolo degli antifascisti su Marte

Claudio Cerasa

Le rievocazioni fasciste che non vogliamo vedere non riguardano un’opinione o una stupida spiaggia ma sono altre e ben più gravi. Islamofascismo, squadrismo, eugenetica, anti semitismo. Come smascherare gli antifascisti all’amatriciana

"Maggio 1939; dopo un terribile viaggio ipodermico sotto sale, i nostri eroi riprendono conoscenza e atterrano sul pianeta rosso. Marte è ostile, rigida e s’oppone con aliena ostinazione all’irrevocabile conquista della rivoluzione fascista”. E’ estate, fa molto caldo, sudiamo tutti come dei maratoneti e quando in Italia queste condizioni si combinano con l’assenza di notizie succose capita regolarmente che al centro della discussione pubblica ripiombi per un motivo o per un altro un grande classico di mezza estate: il ritorno al fascismo.

 

Il grande classico dell’estate, che di solito precede di pochi giorni l’inesorabile invasione delle meduse tropicali, si è manifestato attraverso due episodi che hanno colpito l’attenzione dei lettori. Il primo coincide con l’appassionante dibattito sul ritorno del fascismo testimoniato dalla presenza in una spiaggia di Chioggia di alcuni nostalgici cartelli ispirati alla dottrina di Benito Mussolini. Il secondo coincide invece con l’emozionante discussione maturata in Parlamento relativa alla necessità o meno di difendere il nostro paese da leggi liberticide come quella voluta dal Pd e contestata dal Movimento 5 stelle che amplia il reato di apologia del fascismo. Il protocollo dell’indignato collettivo prevede senza possibili sfumature che venga considerato un complice del fascismo chiunque (a) non consideri la spiaggia di Chioggia la prova provata del ritorno dello spirito mussoliniano e chiunque (b) non consideri urgente per la cultura democratica del nostro paese un’estensione dell’apologia del fascismo. E’ estate, fa molto caldo, sudiamo tutti come maratoneti e bisogna avere pazienza per spiegare che l’apologia del fascismo è una cosa troppo seria per vederla incarnata nella spiaggia di uno svitato di Chioggia o nel dissenso a una legge che di fatto rischia di trasformare in reato delle semplici e stupide opinioni. Ma il dibattito di questi giorni sul ritorno inesorabile al fascismo ci offre un’occasione importante per mettere a fuoco un problema significativo che riguarda lo strabismo di una parte consistente della nostra opinione pubblica, e anche della nostra classe politica, che quando si parla di totalitarismo tende a guardare dove sono le dita che indicano e a ignorare sistematicamente dove si trova la luna. 

 

Le rievocazioni vere del fascismo che ci rifiutiamo sistematicamente di vedere non sono quelle che riguardano un’opinione sciocca o una stupida spiaggia ma sono altre, sono molto più gravi e sono queste che dovrebbero indignarci davvero e farci saltare su una sedia. Se il fascismo è inteso come la riproposizione di uno spirito totalitario a vocazione antisemita tendente a promuovere un miglioramento della razza umana e a sopprimere ogni forma di dissenso con violenti metodi di natura squadrista, occorre mettere da parte i cartelli di Chioggia e focalizzare la nostra attenzione su altre dinamiche. Occorrerebbe concentrarsi sulle gravi forme di negazionismo storico portate avanti dalle Nazioni Unite, attraverso la struttura dell’Unesco, che da anni puntano a distruggere la storia di Israele, e dunque Israele stessa, promuovendo una spietata forma di Olocausto culturale. Occorrerebbe concentrarsi non tanto sulla minaccia alla libertà contenuta in una legge che punta a estendere il perimetro dell’apologia del fascismo ma alla minaccia alla libertà costituita dall’islamofascismo contro cui non si azzardano a dire nulla o a scrivere un post gli stessi comici grillozzi che in queste ore rivendicano senza senso del ridicolo il diritto di dire di no a una legge liberticida come quella presentata dall’onorevole Fiano. Occorrerebbe fare questo ma occorrerebbe fare molto altro. Occorrerebbe, per esempio, condannare culturalmente tutte le forme di antisemitismo spacciate per libertà di espressione, simili a quelle registrate lo scorso weekend al Londra, dove nell’indifferenza dell’intellighenzia europea il Queen Elizabeth II Center di Westminster ha ospitato, nell’ambito della più grande fiera palestinese d’Europa, il capo del Consiglio dei teologi musulmani del Sud Africa, la Jamiatul Ulema, che ha scelto di paragonare gli ebrei a delle orrende “zecche”.

 

Occorrerebbe fare questo, e occorrerebbe fare anche altro. Occorrerebbe, per andare ancora avanti, non rimanere in eterno silenzio di fronte a pratiche eugenetiche, finalizzate cioè a promuovere un miglioramento della razza umane, simili a quelle che si registrano da anni in Europa, dove sono ormai scomparsi i bambini down e dove il tasso di aborto dei nascituri affetti da trisomia 21, come ricordato poche settimane fa dal Wall Street Journal, è arrivato a circa del 90 per cento, con punte del 99 per cento in Inghilterra e del 100 per cento in Islanda. Occorrerebbe fare questo e occorrerebbe fare molto altro. E, come ricorda oggi sul nostro giornale Emanuele Macaluso al nostro Salvatore Merlo, occorrerebbe per esempio non girarsi dall’altra parte di fronte a rievocazioni del fascismo ben più pericolose di un manifesto con le parole del Duce. Rievocazioni che in questo caso sono sotto gli occhi di tutti e che non possono che coincidere con l’istinto sfascista di un movimento che, sfruttando l’assenza di una legge che regolamenta il funzionamento dei partiti, punta a conquistare il potere promuovendo prassi squadriste come la cultura della gogna, il totalitarismo giudiziario e la tendenza a rinnegare i principi della democrazia rappresentativa. Nel nostro paese, purtroppo, tutto questo accade in forme molto ridotte. E, tranne il caso di qualche piccolo giornale votato a promuovere grandi battaglie, difficilmente troverete in giro commenti contro l’islamofascismo, contro il nuovo antisemitismo, contro le nuove pratiche eugenetiche, contro le derive squadriste di alcuni movimenti politici così duri come quelli che avete letto in questi giorni a proposito di due stupidi cartelli in una ridicola spiaggia di Chioggia.

 

L’antifascismo italiano, da anni, è diventato un brand utilizzanto più per condurre goffe campagne politiche che per difendere i principi di una buona democrazia. Nel nostro continente, e nel nostro paese, il fascismo rivive in forme diverse, grazie al cielo ampiamente minoritarie. Ma le forme che generalmente vengono denunciate sono sempre le stesse. Quelle cioè a basso costo politico, contro le quali è sufficiente un tweet indignato o uno status su Facebook per sentirsi scioccamente legittimati a indossare il gagliardetto dell’anti totalitarismo o la medaglietta da pseudo difensori della libertà d’espressione. E la comicità degli anti totalitaristi alla vaccinara combinata con la goffaggine degli antifascisti all’amatriciana potrebbe offrire a Corrado Guzzanti lo spunto giusto per girare un film ambientato sullo stesso pianeta rosso citato all’inizio del nostro articolo, solo con una piccola modifica nell’incipit iniziale: “Marte è ostile, rigida e s’oppone con aliena ostinazione all’irrevocabile conquista della rivoluzione antifascista”. Le scene comiche sono quelle di questi giorni e il titolo c’è già: “Antifascisti su Marte”. Perfetto, no?

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.