Beppe Grillo e Antonio Di Pietro

Il mondo secondo Tonino

Redazione

Leggere Di Pietro per capire la nascente egemonia culturale grillina

In tempi complicati e illogici, un’intervista ad Antonio Di Pietro può servire per interpretare una realtà così sfuggente. L’ex pm di Mani pulite non possiede il dono della chiarezza, ma sicuramente quello della semplicità, nel senso che riesce a tagliare i concetti con l’accetta o, all’occorrenza, la motosega. E in questa fase di costruzione dell’egemonia culturale di un partito dipietrista di massa come il Movimento 5 stelle, il punto di vista dell’ex leader dell’Italia dei valori è molto utile. In un’intervista a Libero, Di Pietro espone in estrema sintesi il metodo più in voga per risolvere la finta “emergenza sicurezza”: “La soluzione è carcere, carcere, carcere”. Poi mostra quanto scarsa sia la conoscenza della Carta costituzionale da parte del fronte che nello scorso referendum dichiarava di volerla difendere dalla “deriva autoritaria”: “Napolitano non ha rispettato la Costituzione allorché non ha voluto mandare il paese alle urne dopo la caduta del governo Berlusconi e ha patrocinato un pastrocchio, in violazione del voto dei cittadini e del loro diritto a scegliersi il governo” (Tonino non sa che la nostra è una Repubblica parlamentare, in cui l’esecutivo l’eleggono le Camere e non i cittadini). Ma soprattutto, da ex pm, ha descritto in maniera cristallina come nella realtà molti magistrati interpretano la loro funzione e la finzione dell’azione penale obbligatoria: “L’obbligatorietà dell’azione penale riempie la scrivania dei pm di migliaia di faldoni e il magistrato è costretto a scegliere. Normalmente sceglie in base all’allarme sociale”. Parole che dovrebbero suscitare allarme sociale, ma che invece sono normali in un mondo a egemonia grillina.