La legislatura è finita, lo dice il Senato

Redazione

Il caso della Protezione civile, il vuoto con Padoan. Dettagli da studiare

Pochi ma sentiti appunti per tutti coloro che al referendum sulla riforma costituzionale hanno ritenuto legittimamente di salvare il Senato. Per cominciare, andiamo alla cronaca parlamentare dell’altro ieri, giovedì. Ore 13 e 10. C’erano da discutere decreti per la riforma della protezione civile. Una riforma, ricorderete, chiesta a gran voce dopo l’emergenza terremoto e la denuncia di alcune lacune nella macchina dei soccorsi. Una riforma chiesta per accelerare e dare poteri straordinari a chi si occupa di emergenza e ricostruzione, insomma: dare il potere di aiutare chi ha bisogno nel minor tempo possibile. L’altro ieri, a Palazzo Madama, per due volte, alle 13 e 10 e poi alle 13 e 48, è mancato il numero legale dei senatori. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato costretto a rinviare il voto del provvedimento a martedì prossimo: “Ma sarà il primo”, ha detto Grasso. Come dire: aiutati che Dio t’aiuta. Ma subito dopo, nel pomeriggio, ancora formidabili eventi nell’Aula di Palazzo Madama.

 

L’appuntamento era con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, chiamato a informare i senatori sulle richieste dell’Unione europea riguardo ai nostri conti. Una richiesta che, ricorderete, pretende una correzione dei conti con una manovra aggiuntiva da 3,4 miliardi di euro. Insomma: sarebbe stata l’occasione utile e necessaria per dibattere un tema importante che riguarda non solo il futuro dell’Unione europea ma anche le tasche degli italiani: la manovra che Padoan sembra avere accettato comporterà un aggravio per tutti i cittadini. Parlarne non sarebbe male, no? Eppure, mentre Padoan sottolineava che “l’ipotesi di una procedura d’infrazione sarebbe estremamente allarmante, e comporterebbe una riduzione di sovranità nella politica economica”, in Aula erano presenti soltanto tredici (tre-di-ci) senatori. Forse è il caso di riflettere ancora una volta sull’utilità del bicameralismo, oppure, più semplicemente, prendere atto che la legislatura è già finita, perfino per i senatori.

Di più su questi argomenti: