Perché la Corte costituzionale bocciando la riforma Madia ha sottolineato la necessità del Sì al referendum

Redazione

Con l'approvazione referendaria della riforma costituzionale "verrà eliminato l’oggetto stesso al quale questa sentenza della Consulta si applica", dice Pietro Ichino

La sentenza della Corte Costituzionale che venerdì ha dichiarato illegittima la riforma Madia sulla Pubblica amministrazione nella parte in cui prevede che l’attuazione della stessa, attraverso i decreti legislativi, possa avvenire con il semplice parere della Conferenza Stato-Regioni, mostra, secondo Pietro Ichino, come, "anche su materie di preminente interesse nazionale, il legislatore possa essere paralizzato dal veto anche di una sola delle venti regioni".

L'economista ha riassunto la decisione della Corte Costituzionale in tre tweet:

Aggiungendo che con la riforma costituzionale che sarà convalidata se passerà il Sì al referendum "verrà meno tutta l’area delle competenze concorrenti dello Stato e delle Regioni: verrà dunque eliminato l’oggetto stesso al quale questa sentenza della Consulta si applica". In pratica la sentenza non fa altro che sottolineare "l'importanza e la necessità della riforma". "Resta però una domanda: perché la Corte, che ha molto opportunamente rinviato a dopo il referendum il proprio giudizio sulla legge elettorale, non ha fatto altrettanto per la legge Madia? Dopo il referendum, nel caso in cui avesse vinto il Sì, la Corte avrebbe potuto riconoscere la validità della soluzione adottata con questa legge sulla base dello ius superveniens; nel caso di vittoria del No, il ritardo di dieci giorni non avrebbe tolto nulla alla sentenza pronunciata ieri".