Firenze, voragine di 200 metri sul Lungarno in centro (foto LaPresse)

Il M5s di acqua non capisce un tubo

Redazione
Dopo la voragine che si è aperta sul Lungarno a Firenze, i grillini chiedono che la pubblica Publiacqua diventi pubblica

La voragine che si è aperta sul Lungarno a Firenze ha riacceso la discussione sull’acqua pubblica. Non poteva mancare l’intervento del Movimento 5 stelle che attribuisce la responsabilità a fantomatici e indefiniti “privati”: “Abbiamo sempre denunciato questa favola dello ‘Stato inefficiente’ contro ‘il privato che funziona’ per quella che è: una favola. Il ‘privato che funziona’ ha ripulito le tasche dei fiorentini e in cambio ha restituito le stesse infrastrutture fatiscenti di prima. Ecco perché l’acqua deve tornare pubblica”.

 

C’è da stropicciarsi gli occhi: Publiacqua, la società che gestisce la rete idrica fiorentina, è una municipalizzata di proprietà al 60 per cento dei comuni (pubblici) e per il restante 40 per cento di Acea, a sua volta controllata dal comune di Roma (pubblico). I privati, tra l’altro in un settore dove non c’è un minimo di concorrenza, non c’entrano un tubo. Ma d’altra parte parliamo di un partito, il M5s, il cui candidato premier in pectore, Luigi Di Maio, vuole che la Banca d’Italia “deve ritornare pubblica”. Una volta al governo delle città e dello stato i nostri fantastici ragazzi grillini, come il Decio Cavallo di Totò, sarebbero capaci di comprarsi la fontana di Trevi.

 

Al di là degli aspetti comici, la vicenda dimostra che a distanza di 5 anni dal referendum “acqua bene comune” in tanti non hanno ancora capito per cosa hanno votato e quali sono i problemi di un sistema idrico colabrodo che necessita di efficientamenti e investimenti, proprio ciò che il referendum ha bloccato. Perché è vero che l’acqua è un dono di Dio o di Madre Natura, ma né l’uno né l’altra la portano potabile fino a casa o la depurano quando la scarichiamo nelle fogne.