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Perché a Firenze una voragine dantesca ha inghiottito il Lungarno

Antonio Gurrado
Finalmente è riemerso un kolossal del 1921 su Dante Alighieri: un film muto intitolato “La mirabile visione”. Tale faticosa opera di ricostruzione e restauro è meritoria. Il problema è c'è stato bisogno degli Archives Françaises du Film e del Centre National du Cinéma di Paris/Bois d'Arcy.

Pronto? Pronto? Mi sentite colassù? Sono la natural burella (o “voragine molto seria”, nelle parole del sindaco di Firenze) e mi sono dischiusa sotto il Lungarno appena ho appreso che è finalmente riemerso un kolossal del 1921 su padre Dante: un film muto intitolato “La mirabile visione”. Tale faticosa opera di ricostruzione e restauro mi è apparsa meritoria poiché restituisce il primo documento cinematografico inteso a transumanare Dante in simbolo d'Italia e vessillo di propaganda nazionale.

 

Il tardivo ricupero del lungometraggio rende merito all'avveduto patriottismo di un poeta che seppe scorgere nel commercio d'oltralpe la rovina economica e morale dei lanaioli di Calimala; che nelle dinastie francesi individuò la radice della mala pianta che la terra cristiana tutta aduggia; che rivoltò Andrea Cappellano, Bertran de Born e Arnaut Daniel attuffando l'ammirazione per il modello francese nell'ambizione di costruire coi propri versi una lucente cultura italiana che lo superasse in sempiterno. Poi, quando ho letto che per ritrovare “La mirabile visione” c'è stato bisogno degli Archives Françaises du Film e del Centre National du Cinéma di Paris/Bois d'Arcy, mi è venuto l'istinto d'inghiottire il kolossal riemerso e tutta la bellezza d'Italia che piango e vo cantando.

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