Matteo Renzi con Monica Cirinnà (foto LaPresse)

Perché il governo Renzi deve promuovere un referendum sulle unioni civili

Enrico Zanetti
Preso atto del contesto anche da parte di chi fingeva di non vederlo, non è forse più serio questo modo di procedere sia nel rapporto tra forze politiche che nel rapporto tra cittadini? Senza contare che sarebbe anche politicamente più proficuo per il paese.

Al direttore - In queste ultime settimane, abbiamo ripetuto fino allo sfinimento che bisognava andare avanti senza tentennamenti sul riconoscimento dei diritti civili per tutte le coppie e stralciare la stepchild adoption per affrontare il tema delle adozioni in modo organico in un altro provvedimento. Non era l'invito a un compromesso al ribasso da parte di difensori troppo timidi dei diritti civili. Era la prudenza e il realismo di chi, numeri alla mano nel Palazzo e nel Paese, ha sempre anteposto il desiderio di passi avanti concreti sul fronte dei diritti civili al desiderio di una battaglia politica da rivendicare ed esasperare, in un senso o nell'altro, con la propria piazza di riferimento.

 

Le accuse che il Pd rivolge ai 5 Stelle, in questo caso, proprio non stanno in piedi. Cosa si aspettavano di diverso? Ogni loro atto e dichiarazione è sempre andata nel senso di garantire pieno appoggio nel respingere gli emendamenti modificativi del testo base, non nell'approvarli: emendamenti “canguro” compresi. Non sarà facile ora riannodare la matassa e anche avanzamenti sui diritti civili delle coppie che si sarebbero potuti considerare in cassaforte con il tempestivo stralcio della stepchild adoption, troveranno con ogni probabilità altre frange parlamentari, non noi beninteso, meno disponibili a dare il proprio assenso di quanto non fossero loro malgrado divenute in queste ultime settimane. Un capolavoro politico che Matteo Renzi e la segreteria del Pd si sono accollati, con innegabile generosità verso la propria minoranza interna, ma dimenticando anche che, quando sono loro a trainare, le sconfitte sono un fatto certo quasi quanto le tasse e la morte. Essere quelli del “noi l'avevamo detto”, poco ci conforta.

 

Ci interessa di più rilanciare il nostro piano operativo, sperando finalmente si comprenda come è proprio con i moderati (e non contro i moderati) che possono arrivare le più importanti riforme anche nel campo dei diritti civili. Dove ovviamente per moderati non si intendono quelli che definiscono tali, ma sono in realtà dei conservatori fatti e finiti, bensì coloro che, pur nella loro genuina tensione riformatrice, sono portatori del prezioso dono del trionfo del buon senso sulla ideologia fine a se stessa.

 

Ecco quello che si sarebbe dovuto decidere di fare già un paio di settimane fa, ma può ancora essere fatto:

 

(1) rimettere in pista la legge sulle unioni civili senza la stepchild adoption;

 

(2) votare a ottobre il referendum sulle riforme costituzionali che, tra le altre cose, introducono l'istituto del referendum propositivo;

 

(3) promuovere subito dopo, per il 2017, referendum propositivi sul tema della genitorialità.

 

[**Video_box_2**]D'altro canto, non è forse scontato che, ove mai venisse approvata dal parlamento la stepchild adoption, si terrebbe su questo tema così divisivo un referendum abrogativo? Ebbene: preso atto del contesto anche da parte di chi fingeva di non vederlo, non è forse più serio questo modo di procedere sia nel rapporto tra forze politiche che nel rapporto tra cittadini? Senza contare che sarebbe anche politicamente più proficuo per il paese: su un percorso che prevede una legge sui diritti civili per le coppie, l'approvazione delle riforme costituzionali e la parola ai cittadini sui temi della genitorialità, si coagula e consolida in parallelo un'area politica moderata e riformista che può dare tante altre risposte che il Paese attende; su definitive impraticabilità di campo sui diritti civili, o all'opposto ulteriori tentativi di forzature, si alimentano solo le estreme di destra e di sinistra cui le bandiere interessano da sempre assai più dei risultati.

 

 

Enrico Zanetti, è viceministro dell’Economia