Il premier Matteo Renzi (foto LaPresse)

Passeggiate romane

Come Renzi vuole capitalizzare il bottino della riforma costituzionale

Redazione
Il mirino sulle amministrative, i voti di centrodestra, le tasse e il pulsante finish previsto per il dopo referendum (2017)

Si festeggia già. Matteo Renzi, nonostante faccia pubblicamente gli “scongiuri”, considera archiviata la pratica della riforma elettorale. Dà per scontate polemiche finali e dà per scontato qualche colpo di coda, ma tutto sommato è convinto che il ddl Boschi andrà in porto perché nessuno, Silvio Berlusconi in testa, può consentirsi il lusso di un capitombolo del governo, con conseguente chiusura anticipata della legislatura. Perciò adesso è tutto proiettato sulla legge di stabilità. Il suo motto è: gli altri fanno polemiche, io abbasso le tasse.

 

Sedurre la destra. Sì: è questa la faccia con cui Renzi vuole presentarsi da ora in poi. E non è (solo) il modo per conquistare l’ex elettorato berlusconiano. C’è anche quello, è ovvio, perché il presidente del Consiglio, checché ne dica, sa che le elezioni amministrative saranno per lui una prova importante. E quindi più allarga la platea elettorale del Partito democratico e meglio sarà (e per questa ragione, continua a ripetere Renzi, “ci mette la faccia”). Ma il fatto è che, dati alla mano, molti piccoli e piccolissimi imprenditori che non votano necessariamente a destra, nonostante l’accento di ripresa, vivono il disagio di questi tempi. Perciò con questa mossa Renzi guarda al Nord, ma anche a Napoli, guarda al popolo del centrodestra che ha capito che Berlusconi non andrà lontano, ma anche a quello di centrosinistra.

 

Anti grillismo. E c’è un altro fattore che pesa su questa urgenza che avverte Renzi di marcare la differenza sugli altri governi rispetto alle tasse. L’anti politica che urla e non ottiene, a suo giudizio, viene battuta anche così. Dimostrando che a un Grillo che polemizza, stigmatizza, attacca, c’è quella che lui definisce la “buona politica”. Ossia la politica che fa.

 

Anticipare di un anno. Riuscirà il presidente del Consiglio nella sua impresa? E’ molto presto per dirlo. Ma una cosa, nonostante le smentite ripetute, si può dire già ora: che lungo questa strada non si arriva certo alle elezioni nel 2018. Giocarsi tutte le carte nel 2016 è indicativo del fatto che il premier ritiene che si possa andare alle elezioni politiche non nel 2018 ma un anno prima. Per una road map che preveda: amministrative nella tarda primavera del 2016, referendum confermativo della riforma elettorale nell’autunno di quello stesso anno ed elezioni politiche l’anno dopo.

 

[**Video_box_2**]Coprirsi a sinistra. Anche sull’abolizione delle tasse sulla casa, il premier ha già pronta la strategia per evitare troppe critiche a sinistra. Già, perché se è vero che Matteo Renzi intende corteggiare l’elettorato che un tempo votava Forza Italia, è anche vero che non  vuole alienarsi tutte le simpatie del cosiddetto popolo della sinistra. Per questa ragione nel giro di una settimana il presidente del Consiglio ha deciso di snobbare gli altri programmi televisivi e di andare per due volte di seguito su Rai3. La prima volta, ospite del Tg3, intervistato da Bianca Berlinguer, la seconda volta domenica scorsa, ospite della trasmissione dell’ex presidente della Rai, ora direttrice dell’Huffington Post Italia, Lucia Annunziata.  

 

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