La guerra di Milano

Salvatore Merlo
Parla l’ex vicesindaco De Cesaris: “Basta primarie di nomenclatura. Bisogna andare oltre la sinistra”. “Ho lasciato per dissensi con una parte del Pd, ma Milano non è Roma”.

Roma. Alla terza volta che glielo si chiede, Ada Lucia De Cesaris, avvocato, molto società civile, e fino a qualche giorno fa vicesindaco di Milano, lei che è stata in questi anni il braccio operativo di Giuliano Pisapia, risponde così: “Se dicessi che escludo di candidarmi alle primarie per sindaco sarei disonesta intellettualmente”. E quando le si suggerisce che a marzo, nei giorni in cui Pisapia annunciava che non si sarebbe ricandidato, Renzi non era affatto dispiaciuto, allora lei dice che “non so cosa abbia fatto Renzi, perché a me nessuno lo ha raccontato. Ma so per certo che tutti abbiamo chiesto a Giuliano di ripresentarsi nel 2016”. Ma che succede a Milano, la città dell’Expo, la meno ammaccata dalla crisi, la città che non a caso Renzi ha scelto, oggi, come sede dell’Assemblea nazionale del Pd? L’impressione è che la sinistra pericliti, non meno che nella Roma di Ignazio Marino.

 

Anche a Milano, il Pd, il centrosinistra, sembra diviso per bande, un po’ come a Roma. Ma quando sente il paragone con Roma, la signora De Cesaris è come se sorridesse attraverso il filo del telefono: “Io mi sono dimessa, ma in meno di quarantotto ore qui a Milano è stato nominato un nuovo vicesindaco”. A Roma, dov’è successo un fatto analogo, le dimissioni del vicesindaco Luigi Nieri, l’incarico è invece ancora vacante. “Qui la giunta è solida. Il sindaco è forte, e rispettato”. Ma Pisapia non si ricandida, Renzi gliel’ha chiesto troppo tardi, e tutt’intorno a Pisapia adesso è gia cominciata la gara per sostituirlo. Non è forse per questo che lei ha lasciato il comune? “Ho lasciato per insanabili contrasti con una parte della maggioranza”, risponde l’ex vicesindaco, allusiva. Contrasti con una parte del Pd, area Civati. Ma non solo. “In questi anni abbiamo molto pensato e lavorato per lo sviluppo della città, abbiamo lavorato assieme ai privati e non contro i privati. Ma c’è una politica del no”. Che è tornata a farsi sentire, nella maggioranza, in comune, e proprio nell’ultimo scorcio della sindacatura. “E per questo ho lasciato”.

 

Era vicesindaco e assessore all’Urbanistica. “Avevo la sensazione di non essere più al posto giusto”. Perso Pisapia, Renzi è in difficoltà nei marosi della nomenclatura del suo partito, perché la rottamazione si è fermata ai Palazzi del potere centrale romano. Il Pd potrebbe perdere Milano, come forse perderebbe Roma se Marino dovesse cadere. “A Milano c’è spazio per rilanciare un progetto”, dice l’ex vicesindaco. “Ci sono idee, fermenti, imprenditoria, giovani, voglia d’investire e di lavorare. Adesso bisogna avere la capacità di riprendere l’eredità dell’amministrazione di Giuliano Pisapia. Conservarne lo spirito e la natura. Ci vuole un progetto che parta da quello che è stato fatto in questi anni”.

 

[**Video_box_2**]Ci saranno le primarie, ma il centrosinistra ci arriva lungo, tra litigi sotterranei, e con una lista di candidati che potrebbe essere lunghissima. “Bisognerebbe evitare l’errore di fare primarie di nomenclatura. Non basta contarsi tra di noi, non è detto che chi ha la maggioranza nel centrosinistra sia anche maggioranza nella città. Per vincere bisogna parlare a tutti”. E insomma davvero la partita è già cominciata, lo si capisce. “Dovrà essere una gara aperta. Pisapia in questi anni ha convinto anche ambienti che non appartenevano, in origine, al suo mondo. E questo spirito è vincente. Guardi che Milano non è una città di cacicchi”. E insomma non è Roma, non è la Puglia di Emiliano, non è la Campania di De Luca, né la Sicilia di Crocetta, sembra dire l’avvocato De Cesaris. Eppure nemmeno a Milano sembra che Renzi riesca a controllare la situazione. Prima ha commesso l’errore di non insistere, di non trattenere Pisapia, perché lo considerava un estraneo. Poi ci ha ripensato: è di sinistra, non è renziano, ma è vincente. Però, quando ci ha ripensato, forse era troppo tardi. “Renzi ha il progetto di cambiare profondamente questo paese. Ed è un treno che non ci si può lasciar scappare”. Parla da renziana, anzi da neorenziana. “Se c’è qualcuno che ha in mente di modernizzare l’Italia, i suoi costumi, la sua economia, lo si deve aiutare”. E sentendola dire queste parole, chissà, viene in mente che Ada Lucia De Cesaris un po’ ci pensi sul serio a una candidatura. E non estranea alla nouvelle vague fiorentina del Nazareno.

 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.