Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

L'alternativa volendo c'è

Redazione
La  locomotiva renziana, che già aveva dato segni di rallentamento nel voto regionale, quando aveva perso un vagone importante in Liguria, ha dovuto subire una frenata ancora più brusca nei recenti ballottaggi per molti municipi.

La  locomotiva renziana, che già aveva dato segni di rallentamento nel voto regionale, quando aveva perso un vagone importante in Liguria, ha dovuto subire una frenata ancora più brusca nei recenti ballottaggi per molti municipi. La sconfitta subita a Venezia da un candidato giustizialista imposto a Renzi con le primarie e quella ad Arezzo di una specie di clone renziano danno l’impressione che indipendentemente dalle convulse dinamiche interne del Pd la sua proposta politica si sia offuscata, probabilmente perché la sensazione che non esistesse più un’alternativa di centrodestra, largamente propagandata dalla grande stampa, si è dimostrata, come i numerosi necrologi anticipati del berlusconismo, più l’espressione di una speranza che la constatazione di un fatto effettivamente avvenuto.

 

Questa inattesa riaffermazione del carattere competitivo del centrodestra, per quanto desunta da un campione assai limitato che potrebbe essere fuorviante, segnala tre dati interessanti. Il primo è che la tradizionale difficoltà dei moderati a reggere un secondo turno non si è confermata in questa occasione. Il secondo è che l’astensionismo tende a punire più chi governa che chi è all’opposizione, a differenza di quel che è accaduto in varie esperienze elettorali precedenti. Il terzo è che, anche in vista futura, un candidato con appeal, tocco berlusconiano e una buona storia da raccontare come Brugnaro (nuovo sindaco di Venezia) potrebbe dare al centrodestra quel plusvalore di cui oggi ha bisogno la coalizione. Naturalmente non è ragionevole sul piano logico proiettare dati locali e parziali su un orizzonte nazionale e,  soprattutto, non sarà semplice costruire una lista e una leadership unitaria del centrodestra, indispensabile per arrivare a un ballottaggio anche nelle elezioni parlamentari. Tuttavia quello che solo quindici giorni fa sembrava impossibile oggi è diventato soltanto difficile. Se poi il governo resterà impantanato e paralizzato dalle dispute interne del Pd, anche queste difficoltà appariranno più agevolmente superabili. La competizione per la guida dell’area di centrodestra tra Lega e Forza Italia, che esprime differenze politiche non secondarie, fatica a passare da una sorta di reciproca delegittimazione a un confronto sulle soluzioni possibili ai problemi reali del paese. Ora che non ci sono più appuntamenti elettorali intermedi (a meno di un crollo dell’amministrazione capitolina, e a parte la tornata elettorale della prossima primavera, quando di voterà a Milano, Napoli, Torino e Cagliari) prima del voto nazionale, sarebbe ragionevole che le urgenze della propaganda si attenuino e si apra uno spazio per una riflessione comune più pacata e realistica. I successi di Matera e di Nuoro, cui si aggiunge quello di Enna, che non possono essere ascritti alla Lega, riequilibrano un po’ i rapporti di forza e anche questo può indurre a un atteggiamento più costruttivo.